Physical Address

304 North Cardinal St.
Dorchester Center, MA 02124

Litorale: dallo studio di Unipi una nuova sollecitazione ad un deciso cambio di rotta

Lo studio di Monica Bini e Marco Luppichini sull’erosione recente delle spiagge italiane e l’allarme lanciato sul futuro dei delta fluviali, appena pubblicato su Estuarine, Coastal and Shelf Science, conferma le necessità da tempo espresse da La Città ecologica di un cambiamento nelle strategia di difesa dall’erosione e di adattamento all’innalzamento del livello del mare.
L’estensione del fenomeno, anche alla luce dell’innalzamento del livello del mare e degli interventi necessari per la difesa del suolo nei bacini idrografici in un clima che cambia, rende evidente l’impossibilità di difendere ogni singolo tratto di litorale, tanto più che la difesa sarà sempre più costosa.
È il momento (ma lo era già decenni addietro!) di decidere quali tratti di costa devono essere difesi e quali richiedono strategie di arretramento gestito che siano in grado di garantire alle popolazioni residenti, oggi e domani, una qualità della vita almeno uguale, se non superiore, a quella attuale.
Questo non dovrà essere un abbandono, ma anzi, richiederà un grande sforzo intellettuale e economico, per definire gli scenari che si verranno a determinare e indirizzare le attività economiche e la vita sociale su percorsi che consentano di minimizzare i danni e ottimizzare i vantaggi. Lungo le nostre coste avremo molte più zone umide, con la loro biodiversità, le possibilità di fitodepurazione e attività economiche che potranno affiancare la produzione di beni con il turismo sostenibile. Tornano attuali le proposte per un Parco delle Acque del grande Arch. Cervellati.
Per i tratti in cui la possibilità di arretramento non sarebbe economica neppure sul lungo periodo, come i centri abitati maggiori, dovranno essere sviluppate strategie che non si limiteranno solo alla difesa dal moto ondoso, come fatto fino a ora con le spiagge in ghiaia, ma dovranno tenere conto del fatto che il mare invaderà molti territori, sia direttamente che facendo innalzare la falda freatica. Inoltre, un livello più alto ostacolerà il deflusso fluviale determinando frequenti esondazioni dalle aste terminali dei fiumi.
La gestione di questi tratti fluviali, le aree golenali, richiede una particolare attenzione, che mal si concilia con l’uso delle sponde per l’ormeggio delle imbarcazioni e la presenza di cantieri e di rimessaggi, se non addirittura di abitazioni.
Se già un livello del mare più alto ostacolerà il deflusso di fiumi e canali, questo non dovrà essere ulteriormente penalizzato da opere a mare che possano concentrare l’energia del moto ondoso alla loro foce, inducendo locali fenomeni di sopralzo.
A questo riguardo sarebbe opportuno avere garanzie che la realizzazione della Darsena Europa non possa determinare proprio un tale fenomeno alla foce dello Scolmatore, perché le onde che, con alcune ondazioni, verranno riflesse dai lunghi moli aggettanti in mare potrebbero focalizzarsi proprio dove innescherebbero un rischio idraulico inaccettabile per la stessa città di Pisa.
Infine, come lo stesso studio in questione evidenzia, “bisognerebbe smettere di cementificare la costa”. A questo proposito non possono non tornare in mente le recenti improvvide parole del Sindaco che auspica la veloce realizzazione del Piano di Recupero Ex-Motofides (scaduto dal 2016) che prevede 50.000mq di nuova edificazione (l’equivalente di 500 appartamenti da 100mq) in quell’area, allagata dalle mareggiate dell’autunno 2023.
Occorre un piano generale di adattamento all’innalzamento del livello del mare che abbracci almeno la costa, affidato ad esperti di livello internazionale, che sappiano individuare metodi innovativi di adattamento e difesa, metodi che coniughino efficacia e salvaguardia del paesaggio, andando a ridisegnare l’interfaccia terra-mare. Lo studio prodotto da UNIPI, insieme a quelli di altre università non solo toscane, può essere il punto di partenza per un tale Piano Generale.

Associazione ambientalista
La Città Ecologica APS