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Internati militari, tra i medagliati anche quattro soldati di San Miniato

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, in molti si rifiutarono di combattere con la Germania, così il 20 settembre 1943 Hitler impose che questi uomini fossero classificati I.M.I ovvero Internati militari italiani, considerandoli traditori, e talvolta appellandoli con il termine “badogliani”, in senso dispregiativo. Fu tolto loro lo “status” di “prigionieri di guerra” e furono  destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra. Furono 650.000 a rifiutare ogni proposta di arruolamento nelle forze armate di Hitler o in quelle della Repubblica di Salò, subendo 20 mesi di prigionia nei lager tedeschi e il duro regime dell’internamento, condannati alla fame, al freddo, alla brutalità, al lavoro coatto e in 50.000, alla morte. Tra questi ci furono anche quattro sanminiatesi Giuseppe CorrieriTerzilio PiampianiDario Giani e Leopoldo Parentini, ai quali la Prefettura di Pisa ha consegnato la medaglie d’onore alla memoria, una decorazione che la Repubblica Italiana ha voluto istituire per riconoscere, a titolo di risarcimento morale, il sacrificio dei propri cittadini deportati ed internati nei lager. 

Giuseppe Corrieri (San Miniato, 1914 – 1996), è stato un soldato catturato nei giorni successivi all’8 settembre 1943 a Fiume in Istria. Tradotto in internamento nei Campi in Germania per lavoro coatto, prima a Dortmund – Stalag IV D, poi Dusseldorf, fu sottoposto a un duro lavoro forzato in condizioni davvero precarie. Alla fine del 1944 con altri compagni riuscì a fuggire, sfuggendo ai bombardamenti, tra peripezie riuscì a rientrare in Italia.

Terzilio Piampiani (San Miniato, 1924 – 1988), è stato un soldato richiamato nella primavera del 1943 che, l’ 8 settembre, si trovava a Zara. Catturato, fu portato in internamento in Germania e destinato al lavoro coatto. Dopo aver attraversato alcuni campi di lavoro, giunse al campo di lavoro ad Essen, dove fu mandato ai lavori alle acciaierie Kroup, in condizioni indicibili: per la fame era costretto a mangiare le limature del ferro e ad andare nelle concimaie a mangiare le bucce delle patate. Fu internato fino a fine 1944, poi tornò a piedi, nel 1945, con la tubercolosi ossea.  

Dario Giani (Lastra a Signa, 1909 – 1996), è stato un soldato che fu fatto prigioniero sull’Isola d’Elba, il 17 settembre 1943. Portato in internamento nei campi in Germania, venne destinato al lavoro coatto. Riuscì a tornare a casa il 16 ottobre 1945. Nei suoi ricordi, scritti quando ormai anziano, descrisse le sofferenze fisiche, gli stati d’animo, il lavoro massacrante, i soprusi, la fame subiti in quei 25 mesi in prigionia. Compì un difficile viaggio di ritorno attraverso Polonia, Ucraina, Ungheria, Romania e Austria.

Leopoldo Parentini (San Miniato 1921 – 2017), il 3 aprile 1940 fu richiamato e poco dopo imbarcato per l’Albania nella 19ª Compagnia cannoni anticarro della Divisione Venezia. Dopo l’8 settembre fu catturato in Albania, dopo giorni di dura marcia e dopo essere passato attraverso diversi Campi di lavoro, fu portato a Podgorica (poi Titograd), dove rimase internato per diverso tempo. Soffrì la fame, privazioni, umiliazioni e si ammalò di pleurite. Riuscito a fuggire, giunse verso il Montenegro dove si unì alla resistenza e venne poi rimpatriato nel 1945.

“Questa medaglia rappresenta non solo un riconoscimento del sacrificio e delle sofferenze subite, ma anche un monito per le generazioni future affinché non dimentichino gli orrori della Seconda Guerra Mondiale – dichiara il sindaco di San Miniato, Simone Giglioli -. Il loro ‘No’ fu una scelta profonda di efficace resistenza che, per molto tempo, è stata ignorata. A questi uomini sarebbe bastato alzare una mano e giurare fedeltà ai mostri che li tenevano prigionieri per tornare liberi, ma il loro rifiuti, ripetuto più volte durante l’internamento, li espose a punizioni collettive benché fossero ufficialmente vietate, come l’inasprimento delle condizioni lavorative o la riduzione del vitto. La loro scelta e al loro coraggio meritano di essere ricordati e presi ad esempio, e tocca alle istituzioni farlo”.

Il sindaco ha voluto organizzare una cerimonia in Palazzo comunale, l’8 febbraio, alle ore 11.00, in Sala del consiglio, invitando i familiari e rendendo omaggio alle vite straordinarie di questi soldati.