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“Senza che la città se ne stia rendendo conto, il sindaco Conti ha apparecchiato una riforma radicale degli eventi culturali, sportivi e turistici all’insegna dell’accentramento di potere nelle sue mani e della completa incertezza sulla programmazione e sulla gestione economica. Lo ha fatto senza nessun confronto con gli operatori culturali, turistici e sportivi e neanche con i cittadini e le commissioni consiliari, semplicemente portando in Consiglio due delibere con cui sostanzialmente si affidano a PISAMO, che fino a qui si è occupata prevalentemente di mobilità e parcheggi, questo tipo di eventi e in cui si rivede il contratto di servizio tra il Comune e la società.
È bene ricordare che PISAMO è partecipata al 98,5% dal Comune di Pisa, quindi di fatto il sindaco, affidando gli eventi all’organo amministrativo da lui nominato, diventa il riferimento diretto e unico delle politiche culturali, turistiche e sportive della città, esautorando gli assessorati di riferimento e bypassando la struttura comunale. Conti ha già dichiarato in Consiglio di voler esternalizzare a PISAMO eventi come Marenia, Summer Nights, Scotto Festival e di lasciare a PISAMO iniziativa su organizzazione di altri eventi. Parliamoci chiaro, benché sia giuridicamente una società pubblica, questa operazione imporrà a PISAMO una gestione della cultura che rischia di favorire invece una logica privatistica di organizzazione degli eventi con l’obiettivo di fare cassa e con buona pace di eventi sociali e gratuiti, accessibili a tutti i cittadini e gli studenti, o degli eventi in cui si dà spazio alle associazioni e alle realtà del territorio.
Sarà inevitabile, visto che lieviteranno i costi di gestione e del personale, dato che le competenze attualmente presenti in PISAMO su cultura, turismo e sport sono nulle. Per far quadrare i bilanci bisognerà quindi aumentare gli introiti. Il modello è quello dei grandi eventi spot, che possono avere una funzione attrattiva, ma che una volta passati lasciano ben poco in termini di arricchimento culturale non essendo associati a politiche di valorizzazione della cultura dal basso e di accessibilità a eventi e manifestazioni anche a chi non può permettersi biglietti altissimi.
L’aspetto economico di questa operazione è uno di quelli che lascia più dubbi: le proiezioni di costi e ricavi presentate insieme alle delibere sono totalmente aleatorie, prive di una reale analisi previsionale attendibile.
Siamo molto preoccupati da questa operazione, dalla mancanza di un serio business plan, dall’assenza di strategia e competenze, dalla visione di cultura accentrata e privatistica che ne emerge e dalla mancanza totale di trasparenza e confronto di tutta l’operazione. Abbiamo contrastato questo approccio e metodo sin dalle commissioni presentando numerosi emendamenti e odg in Consiglio”.