Physical Address

304 North Cardinal St.
Dorchester Center, MA 02124

Lacrime e sangue sull’istruzione: l’Università non si vende, si difende

L’Università di Pisa (UniPI) – come tutto il sistema universitario italiano – sta affrontando un momento di forte crisi finanziaria e politica, aggravato dalla decisione del Consiglio di Amministrazione di mercoledì 18 dicembre di procedere con un taglio di 1,7 milioni di euro, in linea con le direttive del governo e nonostante proteste e mobilitazioni da parte dell’intera comunità accademica. 

Questi tagli, inevitabile conseguenza delle politiche “lacrime e sangue” della ministra Bernini, colpiscono duramente e in primis i lavoratori esternalizzati dei servizi essenziali come portierato, pulizie e biblioteche, considerati l’anello più debole del sistema.

La governance di UniPI, guidata dal rettore Zucchi, ha fatto la scelta di abbandonare i lavoratori esternalizzati dei servizi di portierato e pulizie, che svolgono mansioni fondamentali per il funzionamento dell’università, e di perpetuare un sistema basato sulla precarietà e sugli appalti. Questi ultimi sono di fatto una scelta strategica che permette di scaricare sui più deboli il peso delle difficoltà finanziarie, senza mettere in discussione i privilegi della classe docente.

A fronte di un quadro così critico, come Potere al Popolo esprimiamo solidarietá agli studenti in lotta e ai lavoratori esternalizzati in sciopero. Difendere il ruolo pubblico dell’università significa smettere di esternalizzare i servizi, garantire ai lavoratori un impiego stabile e dignitoso, e destinare le risorse disponibili a ciò che conta davvero: diritto allo studio, ricerca di base, didattica e stabilizzazione dei ricercatori.

La situazione di UniPI non è isolata, ma riflette una crisi sistemica che coinvolge molti altri atenei italiani. Nei prossimi giorni, gli Stati Generali dell’Università convocati dalla CRUI discuteranno del futuro del sistema accademico, ma il rischio è che queste sedi si limitino ad amministrare i tagli, precariando ulteriormente il mondo della ricerca e rafforzando legami con interessi privati e industrie belliche.

Per contrastare questa deriva, come sostenuto dagli studenti di Cambiare Rotta, è fondamentale un investimento strutturale di #minimo10miliardi, da destinare al diritto allo studio, alla ricerca e alla stabilizzazione del personale, e un maggiore impegno da parte della governance per costruire un’università davvero pubblica e inclusiva, capace di rispondere alle esigenze della sua comunità e non solo a logiche di profitto o risparmio.