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Giù le armi, su i salari! Sciopero nazionale con manifestazione regionale a Pisa promossi da USB

Venerdì scorso in Via Volturno presso la Sede di Confindustria Potere al Popolo è scesa in piazza al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici in sciopero, sostenendo insieme a loro la necessità di bloccare la strada verso la guerra e l’economia di guerra in cui Governo e false opposizioni ci stanno trascinando.

All’incedere dell’escalation del conflitto internazionale prosegue in parallelo lo spostamento di risorse pubbliche dalle spese sociali alle spese militari, come certificato anche dalla prossima manovra economica.

Il modello di sviluppo regionale per Giani e PD, in linea con i governi nazionali, è uno dei punti “d’avanguardia” di questa transizione all’economia di guerra e per la guerra. Dal transito di armi per la guerra dall’aeroporto civile G.Galilei, dall’aeroporto militare di Pisa, dal Porto di Livorno e dal Canale dei Navicelli, all’ampliamento della base di Camp Darby, l’installazione del rigassificatore a Piombino per la sostituzione del gas russo con quello statunitense, la trasformazione della Caserma Predieri di Firenze in Comando Nato, fino alla nuova base militare GIS-Tuscania di Pisa e Pontedera con l’investimento di 520 milioni di euro stornati dai fondi per l’edilizia pubblica: la porta in Toscana è sempre aperta per sottoporre territorio e cittadini alle scelte politiche belliche orientate a favorire la circolazione di armi, merci e capitali dell’industria militare, in accordo con le logiche euro-atlantiche. L’ingresso dell’ennesima multinazionale nel polo siderurgico di Piombino, stavolta l’ucraina Metinvest che gestiva le acciaierie di Azovstal sta lì a dimostrarlo.

La mancanza di investimenti strutturali e di una chiara politica industriale, oltre alla postura bellicista e di apertura alle multinazionali, anche col sostegno di finanziamenti pubblici, ha avuto ricadute negative sia sull’economia del territorio che sui lavoratori e sulle lavoratrici, contrariamente a quanto dichiarato da Giani nel Marzo ‘24 al Festival dell’identità Toscana, quando vantava la “tendenza alla piena occupazione”.

Solo nel settore manifatturiero le assunzioni sono calate del 9,7% (13mila occupati) dal 2022 al 2023 e del 10,5% (6.900) tra gennaio e giugno 2024 e lo stesso periodo del 2023. Dalla produzione di acciaio fino all’automotive, crollano sempre di più i posti di lavoro ed è sempre la collettività a pagarne i costi. “Irpet certifica infatti negli ultimi anni l’aumento massiccio del ricorso agli ammortizzatori sociali negli ultimi anni, come ad esempio la cassa integrazione ordinaria. Nel solo trimestre Marzo-Giugno (2024) le domande delle imprese sono aumentate del 90%, corrispondente ad oltre 2 milioni e 600 mila ore.”

Aumenta invece il lavoro precario, specialmente in quei settori dove è più alto lo sfruttamento, come nella ristorazione e nel turismo. Settore, quest’ultimo, per cui la Regione ha pensato bene di fare una legge “ad hoc” per tutelare le concessioni dei balneari, invece di contrastare il lavoro sfruttato e malpagato.

I “Patti per il lavoro” a firma Giani-Nardini stanno significando milioni di euro nelle tasche delle imprese in sgravi fiscali per le assunzioni, per lo più con contratti in somministrazione, precari e a termine.
È il modello del “meno industria e più turismo”, sintetizzato nello spot a Piombino durante l’abbattimento delle torri dell’ex enel; “precarietà e sfruttamento” diremmo noi, guardando anche ai dati dello stesso IRPET. Nei primi due trimestri del 2024, sono 3.500 le assunzioni in meno rispetto ai primi due trimestri del 2023, anno in cui se ne registravano già 14.300 in meno rispetto al 2022. Tra queste, 4.000 sono le assunzioni in meno a tempo indeterminato.

Aumentano gli omicidi e gli infortuni sul lavoro, aumentano il costo dei beni di prima necessità e degli affitti, che ricadono sulle fasce più basse della popolazione, e diminuisce costantemente il potere d’acquisto dei salari.

Non possiamo lasciar correre indisturbato questo treno verso la barbarie! Serve costruire un’alternativa a questo modello fatto di precarietà, miseria, lutti, guerra e devastazione ambientale.

Come Potere al Popolo continueremo a mobilitarci e organizzarci insieme ai lavoratori che non abbassano la testa:

-per mettere fine alla guerra, rompendo i vincoli euro-atlantici!
-per un salario minimo di legge a 10€/h indicizzato all’inflazione!
-per l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro!
-per mettere fine allo strapotere delle multinazionali e andare nella direzione di una pianificazione economica pubblica che abbia al centro il rispetto della terra e degli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici!