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Forse possiamo allungare la vita umana fino a 120 anni ma c’è ancora tanta strada da fare”. Con questo auspicio del Premio Nobel per la Medicina (2006), il biochimico Craig Mello, ospite d’onore alle celebrazioni dei 3mila trapianti di fegato a Pisa, si sono concluse le iniziative organizzate dall’unità operativa di Chirurgia epatica e dei trapianti di fegato dell’Aoup insieme all’associazione Vite Onlus per suggellare nel tempo questo importante traguardo.
Con gli studi sull’interferenza RNA che gli sono valsi l’onorificenza mondiale assoluta, ossia le potenzialità dell’acido ribonucleico di silenziare alcuni geni che codificano per particolari malattie, lo scienziato statunitense ha lasciato intendere che sarebbe possibile, in un futuro non così lontano, ringiovanire non solo il fegato ma tutti gli organi. E ha esortato i centenari attualmente viventi ad autorizzare gli scienziati a sequenziare il proprio DNA perché da quei segreti può scaturire l’elisir di lunga vita per tutti. Così come ha esortato i giovani a sviluppare la propria curiosità e a diventare scienziati come Galileo, che sarebbe il modo più bello di omaggiarlo nella sua città. Questi solo alcuni dei messaggi più significativi che Mello ha lanciato il 20 settembre dal palco del teatro Verdi, nell’intervista fattagli da Davide Ghinolfi, direttore facente funzione della struttura di trapiantologia epatica dell’Aoup (che ha fatto da padrone di casa in questi due giorni di festeggiamenti a Pisa e di soggiorno toscano del premio Nobel), dopo che lo scienziato il giorno prima aveva tenuto una lectio magistralis a Firenze proprio su questi studi rivoluzionari e sulle nuove frontiere della genetica.
Gli appuntamenti scientifici a Pisa, invece, sono stati il 20 mattina con un corso precongressuale multidisciplinare sulla gestione endoscopica delle complicanze biliari in pazienti trapiantati di fegato (per cui Pisa è centro di riferimento regionale di alta specialità), organizzato da Emanuele Marciano, presidente della Società italiana di endoscopia chirurgica (Isse) che si è svolto live per la prima volta in Italia dalle sale dell’Unità operativa di Endoscopia digestiva a Cisanello con dibattito in aula dei casi sottoposti a Cpre (colangio-pancreatografia retrograda endoscopica). Presenti professionisti di Aoup, Udine, Verona, Milano, Forlì, Arezzo e Empoli.
Il 21, invece, si è tenuto il congresso scientifico organizzato da Ghinolfi dal titolo: “Tremila volte sì – Il dono della vita nel trapianto di fegato” all’Auditorium della Camera di commercio con ospiti di rilievo – fra cui ovviamente il Nobel Mello – Giuseppe Feltrin, direttore del Centro nazionale trapianti e sessioni tematiche con esperti internazionali sulla perfusione d’organo per cui l’Aoup è all’avanguardia, sul trapianto epatico in oncologia, sulla gestione delle problematiche pre- e post-trapianto, sulle infezioni da batteri multiresistenti, sulla chirurgia mininvasiva.
D’altronde, grazie anche all’Ott-Organizzazione Toscana trapianti, che ha reso il sistema della donazione toscano uno dei più efficienti al mondo, il Centro trapianti di fegato dell’Aoup – che per alcuni anni è stato primo in Italia per i numeri raggiunti – è stato pioniere anche nel selezionare e utilizzare in sicurezza organi di donatori in età molto avanzata (fino a oltre 100 anni), leader nella donazione a cuore fermo (Dcd) con metodiche e criteri di valutazione ancora oggi copiati in tutto il mondo e fra i primi a dotarsi delle macchine da perfusione extracorporea che permettono di mantenere un organo perfuso, fuori dal corpo umano, a una temperatura variabile da 4° a 37°C.
Il clou dei festeggiamenti è stato però il pomeriggio del 20 in un Teatro Verdi gremito, con un evento celebrativo presentato da Manuela Arrighi, inframmezzato da momenti di spettacolo e di intrattenimento con diversi artisti (per la regia di Emilio Maio), che ha ripercorso anche con l’ausilio di filmati la storia del trapianto di fegato a Pisa (con un tributo a due maestri di chirurgia che ne sono stati protagonisti, da cui una targa consegnata ai familiari di Franco Mosca e di Franco Filipponi e premio anche ad Adriano Peris, ex direttore Ott).
E che la scuola pisana di chirurgia dei trapianti – che risale al 1972 con il primo trapianto d’organo (un rene) – sia stata pioniera in Toscana, da cui poi la genesi dei centri trapianti a Firenze e Siena, l’ha dichiarato – citando i nomi di tanti maestri di chirurgia – anche il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, al Verdi con una nutrita rappresentanza del consiglio regionale (il presidente Antonio Mazzeo, i consiglieri Enrico Sostegni, presidente della terza commissione e Diego Petrucci, insieme all’ex consigliere attualmente deputato Giovanni Donzelli). Giani ha rilevato come il sistema sanitario toscano abbia sempre investito sulla cultura della donazione e sui trapianti, che sono certamente fra i fattori che concorrono all’allungamento dell’aspettativa di vita (l’anno scorso la Toscana al terzo posto in Italia con 83,3 anni). Presto, con il completamento del Nuovo Santa Chiara – ha detto il governatore – tema toccato anche dalla direttrice generale Silvia Briani e dal sindaco di Pisa Michele Conti nei loro interventi, sottolineando la vocazione dell’Aoup per l’alta specialità – Pisa diventerà la città sede dell’ospedale più grande del centro Italia, in un’ottica di universalismo delle cure che va salvaguardato nel rispetto del dettato costituzionale. A tutto questo aggiungendo, come ha fatto il sottosegretario Marcello Gemmato, che il sistema sanitario italiano è fra i primi 4 al mondo per efficienza (Fonte Bloomberg 2018, dopo Hong Kong, Singapore e Spagna).
Dichiarazioni e sequenze proiettate sul maxischermo, come la maratona reale che scatta ogni qualvolta si rende disponibile un organo, coinvolgendo più di 80 persone in una battaglia contro il tempo. Aerei che decollano e atterrano, èquipe che prelevano, auto che sfrecciano a tutta velocità in direzione dell’ospedale, prove crociate di compatibilità, sacche di sangue che arrivano, èquipe che trapiantano, familiari che aspettano… è così che si moltiplica la vita. Ed è quello che è stato raccontato anche nel libro (realizzato con il contributo dell’associazione Vite Onlus) “Il dono della vita in una scelta – Sette storie di rinascita”, a cura dei giornalisti Francesco Ingardia e Gabriele Masiero, con un capitolo dedicato a Federico Finozzi, giovane trapiantato di fegato per anni presidente dell’associazione, un uomo che è stato un faro di speranza e un promotore instancabile della cultura del dono, il cui insegnamento permane tuttora in tutti quelli che ne hanno raccolto l’eredità dopo la sua prematura scomparsa. E poi altre testimonianze toccanti di trapiantati che ce l’hanno fatta. Infine tutti i protagonisti di questa squadra sul palco, con la presidente di Vite Onlus Gloria Chiarini per premiare e ringraziare, per quelle tremila volte in cui la storia si è ripetuta, restituendo la vita ad altrettanti pazienti in attesa dell’organo