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E’ dolcissima, ha una guancia rossa che fa venire voglia di morderla, è leggermente più grande delle sue “sorelle” e può essere raccolta anche matura. Ma soprattutto è resiliente ai cambiamenti climatici e gli eventi estremi che nel 2023 hanno penalizzato fortemente l’agricoltura in particolare proprio la frutticoltura con il 23% di prodotto raccolto in meno in tutta la regione. Pere, ciliegie, nettarine, susine ed albicocche sono questi frutti che più di tutti hanno risentito degli scossoni climatici. A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base dell’ultimo rapporto sull’andamento dell’agricoltura. “Il nostro futuro alimentare dipenderà dalla nostra capacità di saper adattare le nostre aziende e le nostre coltivazioni agli effetti dei cambiamenti climatici selezionando e studiando varietà e colture resilienti, anche derivanti dalla genetica green, a condizioni molto mutevoli come inverni eccezionalmente caldi, come quello che ci siamo appena lasciati alle spalle che si è classificato come il più bollente degli ultimi 70 anni, o lunghi periodi di siccità come quello drammatico del 2022. – spiega la presidente di Coldiretti Toscana, Letizia Cesani – Premesso che l’agricoltura è il settore economico più danneggiato dal clima ma anche più impegnato per contrastarlo i suoi effetti vanno in questa direzione le collaborazioni che abbiamo attivato già a partire dallo scorso anno con partner importanti del mondo della ricerca e della formazione tra cui IBE-CNR, CREA e Valoritalia, per esempio sul settore vitivinicolo, con l’obiettivo di supportare il processo di transizione e mitigazione ed aumentare la resilienza delle nostre aziende”.
La Maria Pia, così si chiama l’albicocca resistente che si coltiva ai piedi dei monti pisani, è figlia della ricerca. Frutto della collaborazione tra la Facoltà di Agraria dell’Università di Pisa, da sempre all’avanguardia nella ricerca delle selezioni delle varietà frutticole, ed una storica azienda agricola di Rigoli, nel Comune di San Giuliano Terme, che produce anche kiwi e susine, la Maria Pia viene coltivata e raccolta solo e soltanto qui. Una delle sue caratteristiche è proprio quella di essere resiliente tollerando anche inverni caldi, piogge abbondanti e sbalzi termini. La sua straordinaria capacità di adattamento è dovuto ai tanti genitori che hanno contribuito a selezionarla in laboratorio provenienti oltre che dalla Toscana dalla zona vesuviana, caratterizzata da un clima mediterraneo temperato ma anche dal Canada e dalla Francia. La Maria Pia è una miscela perfetta che ha preso il meglio di ciascuna delle varietà genitoriali. “Le varietà più comuni di albicocca hanno bisogno di inverni freddi ed asciutti per completare il loro ciclo vegetativo ed arrivare poi al momento della raccolta a giugno. La Maria Pia invece no. – spiega Giovanni Pacini, frutticoltore di Rigoli, nel Comune di San Giuliano Terme – E’ l’unica albicocca arrivata alla raccolta in maniera abbondante, le altre varietà che coltiviamo, o non hanno fiorito o hanno perso i fiori”.
Per accelerare gli interventi di mitigazione mettendo a disposizione delle imprese agricole strumenti e conoscenza Coldiretti Toscana torna a chiedere maggiore impegno delle Istituzioni per accompagnare l’innovazione dall’agricoltura 5.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no Ogm. Ma servono anche – conclude Coldiretti Toscana – investimenti strutturali con progetti di lungo respiro che vadano oltre l’emergenza come il recupero dei laghetti aziendali già censiti in Toscana il cui utilizzo è ingessato dalla burocrazia fino agli invasi per raccogliere l’acqua piovana, oggi ferma all’11%, da impiegare per la produzione agricola e per generare energia pulita idroelettrica.