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Biondi, Pd: “L’importanza del verde a Pisa”

L’importanza del verde a Pisa sta animando in questi giorni un dibattito che ha visto la partecipazione, oltre ad esponenti dell’Amministrazione Comunele, anche di esperti del settore e del mondo dell’associazionismo ambientalista.  Oggi è la volta del consiglire comunale del Pd, Marco Biondi (nella foto).

“La presenza di aree verdi nelle città è cruciale – così scrive l’esponente dem – per la qualità della vita delle persone soprattutto perché garantiscono un importante servizio ecologico e un miglioramento delle condizioni di vivibilità dei centri urbani. Pisa sperimenta alcune problematiche ambientabili tipiche delle città, dalla congestione del traffico alla bassa qualità dell’aria, dall’inquinamento acustico alle isole di calore. Il verde urbano contrasta e mitiga questi fenomeni, contrastando le temperature, aumentando la permeabilità del suolo, preservando la presenza di specie animali e vegetali, compresa la loro diversità.

La vera riqualificazione dei centri urbani consiste nel restituirli alla popolazione creando aree verdi diffuse e facilmente raggiungibili. Ogni città dovrebbe avere un grande progetto di piccoli spazi diffusi, con varie funzioni, una rete che risponda alle esigenze di una popolazione che deve sentirsi accolta e dove il verde risulta facilmente accessibile e vicino.

Bisogna liberare i vuoti dal riempimento, dall’intasamento edificatorio, da progetti di aree verdi troppo strutturate, troppo costruite. La risposta al bisogno di natura viene sempre più delegata all’esterno del centro storico con l’individuazione di aree anche grandi ma distanti dal centro. Nell’obiettivo di creare un verde diffuso vanno promossi valori etici che consentono l’accessibilità al verde a tutti, comprese le fasce più deboli, che al contrario hanno poca fruibilità di spazi verdi.

Questi spazi devono essere facilmente raggiungibili e deve essere garantita la presenza di elementi naturali per consentire al fisico e alla mente di rigenerarsi. Il verde oltre ai numerosi effetti benefici, tra cui la capacità di fissare gas tossici e di funzionare come barriera acustica nei confronti del rumore generato dal traffico, svolgono un’azione termoregolatrice del microclima urbano, attenuando gli eccessi di temperatura, una delle sfide maggiori per il futuro, e gli effetti del vento e della pioggia.

Inserire il verde in città attraverso la realizzazione di parchi, orti e giardini pubblici, sia a scala urbana che di quartiere, oltre a migliorare la vivibilità, raggiunge obiettivi fini pedagogici, poiché stimola il rispetto e la cura dell’ambiente. Il contatto con la natura, infatti, agisce sulla condizione mentale umana svolgendo un’azione distensiva e rilassante, ovvero il verde svolge azioni terapeutiche

Il concetto di verde urbano si è evoluto per adattarsi alle mutevoli esigenze della collettività. Nel passato la presenza limitata di vegetazione all’interno delle città, ad eccezione degli orti coltivati sul retro delle abitazioni, era dovuta allo stretto legame che i centri urbani avevano con la campagna ed il territorio circostante. Le mansioni ad esso riservate erano esclusivamente quelle di terreno di caccia nei pressi dei castelli, delle ville e dei possedimenti nobiliari, e quelle di “ornamento” all’interno degli stessi come “giardino”.

A seguito delle profonde trasformazioni sociali avvenute in Europa nel XVII secolo, il giardino andò trasformandosi nella direzione del “parco”, uscendo dai muri di recinzione delle proprietà nobiliari ed entrando nelle città. Avvenne, così, quel passaggio culturale che sceglieva di privilegiare l’interesse privato rispetto a quello pubblico; in particolare, si tramandarono le mode aristocratiche del passeggio e dello sfoggio degli abiti, nel tentativo da parte della borghesia di imitare i modelli elitari. Il parco, dunque, è uno spazio che nasce per rispondere alle richieste sociali della nuova classe emergente

Fino al XVIII secolo, al di fuori dei grandi parchi urbani, il ruolo del verde a scala di quartiere rimase confinato a semplice elemento architettonico decorativo, capace di conferire bellezza, articolare e riconvertire centri storici e industriali. Le strutture arboree, arbustive e tappezzanti venivano integrate nelle strade e nelle piazze, allo scopo di costituire un quadro paesaggistico gradevole.

Nel XIX secolo i parchi si imposero definitivamente come luoghi di ritrovo per il tempo libero e, oltre a permettere la solita funzione di passeggio, si attrezzarono per consentire attività sportive, di svago e ricreazione. Essi divennero sinonimo di qualità urbana e attrezzature indispensabili, da integrare nei piani regolatori, per la costruzione della città moderna.

Allo stato attuale, l’esigenza di avere elementi naturali in città è dovuta all’allontanamento dei centri antropizzati dal territorio circostante, alla mancanza di contatto con la natura, all’insorgere dei problemi ambientali causati dallo sviluppo industriale, ai frequenti fenomeni di degrado urbano, al deturpamento del paesaggio causato dall’edificazione incontrollata e allo sviluppo di periferie-dormitorio senza identità storica, culturale ed architettonica, destinate solamente ad ospitare alloggi e fabbriche.

Una dimostrazione di quanto sostenuto è arrivata durante la pandemia di COVID-19, che ha visto in effetti un incremento dell’utilizzo e del gradimento degli spazi verdi cittadini. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ad ognuno dovrebbe essere garantita la vicinanza a uno spazio verde (nel raggio di 300 metri dalla residenza/domicilio). Questa proposta è stata ripresa e ampliata dal Centro internazionale Nature-Based Solutions Institute, con l’obiettivo di garantire l’equità rispetto alla possibilità di frequentare, o anche solo vedere, uno spazio verde, approdando alla regola del 3-30-300: il cittadino dovrebbe poter vedere almeno 3 alberi dalla propria abitazione, avere il 30% di copertura arborea nel proprio quartiere, e vivere a non più di 300 metri di distanza dall’area verde più vicina. Tale regola – conclude Biondi – dovrebbe essere una sorta di criterio-guida per i pianificatori urbanistici, affiancata dall’analisi dei potenziali fattori impattanti o ostacolanti del contesto locale”.