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Si è svolto ieri mattina l’incontro al Teatro Verdi in occasione del Giorno del Ricordo, organizzato dal Comune di Pisa insieme a Prefettura di Pisa, Provincia di Pisa e Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato di Pisa. Un appuntamento che rientra all’interno della giornata di celebrazione, istituita con legge 92 del 2004 dal Parlamento italiano, per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra.
Alla mattinata, presentata e coordinata dall’assessore alla cultura Filippo Bedini, hanno preso parte gli alunni delle scuole medie cittadine, che hanno partecipato con letture di poesie e testimonianze, oltre al contributo musicale del Coro della scuola Fibonacci. Alla presenza delle autorità cittadine, sono intervenuti, il Prefetto di Pisa Maria Luisa D’Alessandro, il Sindaco Michele Conti, il Presidente della Provincia Massimiliano Angori e il Presidente dell’associazione ANVGD Pisa Clelia Kolman. A seguire si è tenuto il momento di approfondimento “Dalle foibe all’esordio – Il martirio degli italiani e la storia del confine orientale” con lo scrittore e filosofo Stefano Zecchi e il giornalista triestino Fausto Biloslavo.
Di seguito l’intervento integrale del Sindaco di Pisa Michele Conti:
«Alle Autorità, agli ospiti, ai ragazzi e alle ragazze delle scuole di Pisa, ai colleghi consiglieri comunali presenti, alla cittadinanza tutta,
rivolgo il mio saluto ringraziandovi per la partecipazione a questa iniziativa, voluta dall’Amministrazione comunale nel Giorno del Ricordo, per celebrare la ricorrenza sancita da una legge dello Stato, la numero 92 del 2004.
Una legge tardiva ma necessaria, perché permise di colmare una grave lacuna del nostro Paese, quella di aver confinato all’interno delle comunità che avevano subìto il lungo dramma delle foibe e il successivo esodo, senza che la narrazione di quelle vicende fosse inserita a pieno titolo nel dibattito pubblico come patrimonio nazionale.
La questione delle “foibe”, cioè delle stragi avvenute al confine orientale d’Italia tra il 1943 e il 1945, è rimasta per molto tempo un tabù per la politica, per l’opinione pubblica e anche per la storiografia: una vicenda terribile e “scabrosa” sulla quale è stato difficile esprimersi o scrivere, per volontà o per interessata indifferenza. Un lungo e colpevole silenzio, a cui solo recentemente si è rimediato.
Il Parlamento Italiano, con la legge del 30 marzo 2004, ha restituito dignità alle istituzioni e alle persone coinvolte istituendo il Giorno del Ricordo per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
Da allora lo Stato e le sue articolazioni sul territorio, insieme all’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, puntellano di iniziative, sempre crescenti ogni 10 febbraio. Anche noi a Pisa abbiamo dato, in questi anni, il nostro contributo. Ricordo in particolare un segno tangibile che rimarrà nella nostra città, l’intitolazione di uno spazio cittadino a Norma Cossetto, per onorarne la memoria e ricordare, insieme a lei tutte le donne che hanno dovuto subire violenze, torture e sofferenze di ogni tipo in quegli anni terribili.
Fu Concetto Marchesi, accademico e padre costituente, che proprio a Pisa insegnò al Liceo, si sposò e fu consigliere comunale nel 1908 e 1909, a proporre il conferimento della laurea ad honorem a Norma Cossetto presso l’Università di Padova. Era il 1949, uno dei pochi fulgidi esempi di riconoscimento prima del lungo oblio. Oggi, a 20 anni dall’istituzione del Giorno del Ricordo, il Parlamento ha compiuto un altro fondamentale passo della lunga marcia verso la verità e la restituzione della dignità a tante famiglie: in questi giorni la Camera ha approvato, senza nessun voto contrario, il progetto di legge che contiene misure per promuovere la “conoscenza della tragedia delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata nelle giovani generazioni”. Un provvedimento doveroso per colmare una lacuna conclamata: nei libri di storia il dramma delle foibe non c’era.
Tra Venezia Giulia, Quarnaro e Dalmazia, secondo alcune fonti le vittime italiane furono oltre 10 mila. 350 mila, invece, i giuliani e i dalmati che dovettero abbandonare le proprie terre d’origine, annesse alla Jugoslavia lasciandosi alle spalle dolore e morte, nella drammatica e assoluta incertezza del proprio futuro e di quello delle loro famiglie. Non c’è niente di più triste e doloroso del dovere abbandonare la propria Terra quella dei Padri, che sarebbe stata dei figli. Trovarono rifugio, non senza difficoltà, in molte provincie italiane. Anche Pisa, molti anni fa, ha accolto una comunità di istriani, giuliani e dalmati che hanno ripreso qui il cammino della loro vita interrotto brutalmente dalle violenze perpetrate nel confine orientale.
Gli interventi in programma chiariranno bene i contorni della vicenda del confine orientale. Diffonderne la conoscenza è un dovere e l’impegno delle istituzioni dev’essere pieno e non formale, per costruire una memoria condivisa e una coscienza civile in ogni cittadino, precondizioni per un mondo di pace e di democrazia».
Nel pomeriggio sono seguite le deposizioni di corone d’alloro e mazzi di fiori al cippo “Martiri delle foibe” a Marina di Pisa (in via Milazzo 55), alla rotatoria “Martiri delle foibe” a Porta a Lucca e alla rotatoria “Norma Cossetto”.