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Mancano due partite al termine del girone di andata, nel frattempo su 17 incontri il Pisa si trova al quattordicesimo posto in classifica, con 1 punto di vantaggio dai play-out. Le vittorie al momento sono solo 4, le partite pareggiate 6 e quelle perse ben 7. Solo 16 le reti realizzate, il terzo peggiore attacco del campionato, e 20 subite. Da contro-altare nella classifica del monte ingaggi il Pisa si trova al settimo posto con 19,78 milioni di euro. Davanti a se (escluso il Como, squadra italiana con i proprietari più ricchi, i fratelli indonesiani Hartono) solo squadre che negli ultimi anni hanno frequentato la categoria superiore.
I numeri non mentono mai e questi sono pietosi. Aquilani da anni presentato come predestinato ha pagato troppo lo scotto del passaggio dal settore giovanile alla Serie B. Da giovani con la voglia di emergere per dimostrare di poter conseguire questa carriera a giocatori affermati di rango internazionale.
Il Mister ha dimostrato di avere idee innovative, figlie del calcio moderno portato avanti dai vari Guardiola e De Zerbi, ma trascurando il fatto che non è un gioco che si svolge con un computer e inserendo i tasselli giusti si raggiunge il risultato. Nel calcio si gioca in un rettangolo verde dove le pedine sono esseri umani pensanti, con tutte le variabili del caso. Un’idea automatizzata non può essere inculcata fino alla sua completa realizzazione; se non funziona si cambia.
In 17 gare disputate il Pisa non ha mai avuto nessun sussulto, ma ha dimostrato sempre la solita costanza di gioco. In varie occasioni ha dimostrato di creare istantanee di gioco anche belline a vedersi, ma mai costanti nei 90 minuti e fini a dominare l’avversario. Il calcio alla fine è un gioco semplice dove quello che conta è l’ottenimento del risultato, se non lo ottieni hai fallito. A volte ci può essere un episodio sfavorevole – una scelta arbitrale errata, un infortunio, un rimbalzo sbagliato – ma se ci si attacca ad un episodio per una costanza lunga di 17 gare forse la “sfortuna” si trova nel dna della squadra. Nelle ultime gare (con Cremonese, Catanzaro e Palermo) ai più è parso di vedere un miglioramento del gioco da parte della squadra nerazzurra, ma alla fine non è cambiato niente. La squadra è sempre la solita, quei “miglioramenti” sono figli del calo da parte degli avversari. La riprova sono i risultati nelle partite precedenti e successivi agli incontri col Pisa. Se il Pisa fosse stato una squadra forte, sicura dei propri mezzi, avrebbe approfittato di un calendario che per una volta tanto ci ha dato il “favore” di incontrare squadre forti nel loro periodo di calo, e invece siamo qua, ancora una volta, a recriminare sui risultati. La squadra nerazzurra non ha mai preparato una partita in base all’avversario e alla sua condizione di forma. Il Mister nel pre-gara con il Palermo ha detto: “…io non rinuncerò mai alla filosofia di gioco ed anche domani a Palermo spero di riuscire a vedere una squadra capace di imporre il proprio gioco…“. Le scusanti a fine gara da parte del Mister son sempre le stesse. Con vari giocatori tecnici, sia in campo che fuori, il Pisa non ha mai rivoluzionato una gara con i cambi. Ogni giocatore che è entrato non ha mai dato un cambio di passo, nonostante tutti abbiano i numeri per farlo. A fine gara sabato il Mister stupito ha esclamato: “Questi sono giocatori forti che nella loro carriera i gol li hanno sempre fatti!“. Se giocatori che hanno sempre segnato oggi non riescono a farlo, se giocatori tecnici non riescono a cambiare la gara in corso d’opera, se giocatori di calibro internazionale fanno la differenza con le proprie nazionali e qua no, alla fine la conclusione pare sempre e solo una ed è quella più semplice da applicare in questo gioco: cambiare la guida tecnica.
Infine a questa squadra manca un leader che li trascini. Il fatto che a Catanzaro in pochi si son presentati sotto il settore ospiti a salutare i tifosi che si son sobbarcati una lunga trasferta ne è il simbolo. Quando a Pisa allenava un Uomo come Gennaro Gattuso era quest’ultimo ad accompagnare i suoi soldati a salutare i tifosi, mentre lui lemme lemme si allontanava in solitudine negli spogliatoio. Quando invece le cose andavano male li accompagnava fino a mettersi davanti a tutti loro una volta arrivato sotto il settore, come ad assumersi ogni responsabilità del caso. Quando le cose vanno male oggi invece, ogni tanto, è il Responsabile dell’Area Tecnica a metterci la faccia nell’interviste post-partita. Troppo poco e, a volte, non sempre le sue parole bastano. Sapere che a fine gara i giocatori nello spogliatoio stavano piangendo non aiuta a comprendere la loro situazione, ma sottolinea la mancanza di una vera guida che gli tiri fuori un carattere che sfoci in rabbia piena di rivalsa, pronti a spaccare il mondo, non ad accettare il risultato in lacrime.
Ovviamente le responsabilità non possono ricadere tutte nell’allenatore, che nel calcio si sa è sempre il primo responsabile. Ma nella gestione a tutto tondo della squadra e nella sua costruzione. A breve inizierà il mercato cosi detto di riparazione, dove il Pisa dovrà intervenire a gamba tesa con idee chiare per correggere alcuni errori di costruzione. Ma non è un mercato in cui si può rivoluzionare una squadra ad immagine e somiglianza di un Mister, per questo pare ormai un destino certo il fatto che il matrimonio con Aquilani sia giunto al capolinea con la speranza che presto, prima che la situazione si aggravi ulteriormente, se ne accorgano anche i diretti interessati.