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A Pisa è stato fatto un passo significativo perché i medici possano più facilmente consultare le Dat (disposizioni anticipate di trattamento, forse più note come testamento biologico o biotestamento) dei pazienti che non sono in condizione di esprimere le loro volontà. Dalla cartella sanitaria elettronica di ogni persona ricoverata sarà infatti possibile accedere direttamente alla banca dati del Ministero della Salute che conserva tutte le disposizioni registrate in Italia: quelle depositate negli uffici delle aziende sanitarie, negli archivi notarili, negli uffici di stato civile dei comuni, nelle ambasciate e nei consolati.
Le Dat sono state introdotte nell’ordinamento italiano dalla legge 219 del 2017, che stabilisce come nessun trattamento sanitario possa essere iniziato o perseguito senza il consenso libero e informato del paziente, il quale ha il diritto di conoscere le proprie condizioni di salute e di essere informato in modo completo e comprensibile sulla diagnosi, la prognosi, i benefici e i rischi degli accertamenti diagnostici e dei trattamenti sanitari che gli vengono proposti. Deve inoltre essere messo a conoscenza delle alternative e delle conseguenze di un rifiuto del trattamento sanitario o dell’accertamento diagnostico. Le disposizioni anticipate di trattamento diventano fondamentali quando il paziente non può più esprimere il proprio consenso informato perché incapace a determinarsi e a partecipare direttamente alla pianificazione delle cure.
L’implementazione della cartella clinica elettronica utilizzata dall’Azienda ospedaliero-universitaria pisana è stata voluta e coordinata da Michele Cristofano, direttore della sezione Valutazione e monitoraggio attività di ricovero, con il supporto di Michele Zarini.
«Ci siamo posti due obiettivi – spiega Cristofano –: rendere più semplice, per i medici, accedere alla volontà dei pazienti che hanno in cura (e adempiere gli obblighi cui sono chiamati dalla legge 219) e nello stesso tempo contribuire a rendere effettivi i diritti costituzionali dei pazienti».
Come accennato da Cristofano, l’eventuale mancato rispetto delle volontà che il paziente ha espresso nelle proprie disposizioni anticipate di trattamento ha anche conseguenze da un punto di vista medico-legale.
Chiara Toni – dell’unità operativa Medicina legale – sottolinea infatti che «una volta registrate, le disposizioni anticipate di trattamento rappresentano il reale volere del paziente, aldilà di qualsiasi altra considerazione. E se il paziente, nelle proprie disposizioni, ha nominato un fiduciario, cioè qualcuno che è chiamato a farle rispettare, la parola e le decisioni del fiduciario sopravanzano le volontà di eventuali parenti, siano il coniuge, i figli, i genitori, i fratelli».