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Pochi fiocchi azzurri e rosa, tante esequie. Anche la città di Pisa sta conoscendo il suo inverno demografico. Nel 2022 – secondo dati Istat – sono nati 554 bambini (277 maschi ed altrettante femmine), mentre sono morte 1141 persone, per un saldo negativo di 587 persone. Un trend, purtroppo, confermato anche dai primi mesi del 2023. Ed in linea con quanto sta avvenendo negli ultimi anni. Se nel 2019 la popolazione residente era di 90036 abitanti, oggi è scesa a 88781 (dato febbraio 2023). Anche la popolazione straniera è in leggero calo, scesa da 12.906 residenti nel 2020 a 11844 del 2022. Insomma, ogni anno si perdono gli abitanti di paesi come Monteverdi o Casale marittimo, tanto per utilizzare un della nostra provincia.
Se il tasso di natalità è sceso da 6,8 neonati per mille abitanti del 2019 a 6,2 neonati per mille abitanti del 2022, al contrario, il tasso di mortalità è salito da 11,6 per mille abitanti del 2019 a 12,7 per mille abitanti del 2022.
Il primo parto, quando arriva, arriva in media a 32 anni e 9 mesi di vita: difficile, a quell’età, prevederne un secondo o un terzo. Ed infatti ogni donna fertile pisana mette al mondo 1,17 figli, quando per il ricambio generazionale dovrebbero essere un poco più di due.
I primi effetti si stanno vedendo da tempo: il numero di alunni delle primarie per classe si sta riducendo. E, d’altro canto, l’età media dei pisani è cresciuta ed ormai 1 su 4 ha oggi più di 65 anni. Chi si occuperà di loro?
Il tema dell’inverno demografico torna nel dibattito politico, anche in vista delle prossime elezioni amministrative, grazie ad un documento firmato da numerose associazioni che si occupano di sostegno alla maternità e alle famiglie: dall’Associazione cattolica lavoratori italiani (Acli) al Centro Italiano Femminile, passando da Associazione nazionale famiglie numerose, Centro di aiuto alla vita o Consultorio familiare Ucipem.
«I dati Istat rilevano un peggioramento della condizione delle famiglie con figli. Oltre a essere più spesso povere, le famiglie con minorenni sono anche in condizioni di disagio più marcato. A fronte dell’attuale inverno demografico e delle sempre crescenti difficoltà che vivono le famiglie nel nostro paese – si legge nel documento firmato dalla rete di associazioni – occorrono incisive politiche a sostegno della natalità, della formazione della famiglia e della crescita dei figli». Ai candidati a sindaco le quindici associazioni firmatarie chiedono la promozione di una cultura dell’accoglienza verso la vita, per far crescere la consapevolezza che la maternità è un valore sociale da proteggere perché investimento per il futuro della città. E tutte quelle misure – sostegni economici, politiche di tariffazione dei servizi basate sul quoziente familiare, investimenti in edilizia popolare, iniziative per la conciliazione del tempo del lavoro con quello familiare anche con servizi adeguati a basso costo – che aiutino tutte le famiglie e in particolare quelle che si trovano in maggiori difficoltà economiche.
La rete di associazioni invita i candidati a realizzare anche a Pisa il modello proposto dal Network nazionale dei Comuni Amici della Famiglia, promosso da Provincia autonoma di Trento, Comune di Alghero ed ANFN e partecipato da più di 150 Comuni. Il marchio “Comune amico della famiglia” sarebbe un segno distintivo dell’impegno concreto a favore delle famiglie preso dalla amministrazione comunale, al fine di garantire lo sviluppo e la diffusione di politiche di benessere familiare, con azioni concrete tra le quali a titolo esemplificativo – specifica il documento della associazioni – l’adozione di un piano famiglia e l’istituzione di uno specifico ufficio per le politiche familiari alle dirette dipendenze del sindaco, l’adozione di tariffe-famiglia per i trasporti urbani, la diffusione di iniziative a favore delle famiglie con figli anche in aziende private e società sportive, prevedendo specifici incentivi con il raggiungimento del marchio di azienda family friendly.
Le associazioni del volontariato sociale chiedono ai candidati sindaci di prendere impegni concreti, offrendo la propria disponibilità e le competenze maturate sul campo al fine di co-progettare iniziative concrete. Propongono altresì l’istituzione di un “Osservatorio” allo scopo di agevolare il coordinamento delle varie iniziative e delle varie realtà che operano a favore della natalità, dell’infanzia e delle famiglie.