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Novanta giorni di tempo per ripristinare a proprie spese lo stato dei luoghi originario e abbattere un fabbricato, mai completato e da anni in stato di abbandono e degrado, in via Emilia, nelle vicinanze degli edifici popolari di Sant’Ermete. E’ quanto prevede un’ordinanza adottata nei giorni scorsi dal Comune di Pisa nei confronti della società proprietaria dell’immobile, in liquidazione dal 2013.
La struttura, di fatto uno “scheletro” privo di qualsiasi copertura e pareti esterne, era stata autorizzata con una concessione edilizia rilasciata dal Comune di Pisa nel 1994, a cui era seguita una relativa autorizzazione in variante l’anno successivo, che prevedeva la “costruzione di un fabbricato per civile abitazione a attività artigiane”. La concessione era stata poi dichiarata decaduta dallo stesso Comune nel 2021, dopo 27 anni, per la scadenza dei termini di validità e per la totale diversità e difformità della struttura rispetto al progetto a suo tempo approvato.
“In questi anni – si legge nell’ordinanza – è inoltre cambiato il Piano Regolatore Generale esistente all’epoca del rilascio della concessione e il Regolamento Urbanistico attuale del Comune di Pisa individua l’area in questione ricadente all’interno della definizione urbanistica “Assetti Urbani recenti da qualificare”, tendente al non incremento urbanistico e nei quali non è più possibile il rilascio di permessi edificatori diretti”.
Da qui l’ordinanza del Comune che prevede la rimozione entro 90 giorni dell’opera “con conseguente ripristino dello stato dei luoghi originario, compreso l’allontanamento e lo smaltimento a termini di legge di tutti i materiali di risulta”.
In caso di mancato rispetto dell’ordinanza saranno attivate le procedure previste dalla normativa vigente che prevedono l’acquisizione dell’opera al patrimonio comunale e la successiva demolizione da parte dell’Amministrazione, con le spese che saranno poi messe a carico dei titolari del fabbricato. Il Comune provvederà inoltre ad irrogare una sanzione amministrativa compresa tra i 2mila e i 20mila euro “salva l’applicazione di altre misure e sanzioni previste dalle normative vigenti”.