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Il 25 aprile di Potere al Popolo in Piazza Franco Serantini

Il nostro 25 aprile in Piazza Franco Serantini (piazza San Silvestro)
ore 12 Mostre sulla Storia della Resistenza, materiale informativo, cambio toponomastica della piazza.
ore 13 Pranzo sociale

Interverranno
Stefano Teotino, candidato di Unione Popolare
Cinzia Della Porta, Unione Sindacale di Base
Sergio Cararo, Rete dei Comunisti / Contropiano
Federica Duchini, candidata di Unione Popolare
Maurizio Deroma, Cambiare Rotta, Organizzazione Giovanile Comunista

Introduce Mauro Solida, Potere al Popolo! Pisa

Durante la giornata Jam session popolare con Dome La Muerte, la cantante Marina Mulopulos, il cantante Giulio D’Agnello, il cantautore Michele Lai, il dj set Mama Cri Dread Revolution e altri…

Pranzo a 15 €

Per prenotazioni al pranzo sociale: 050500442 – 3497192436 – poterealpopoloapisa@gmail.com,

In caso di maltempo l’iniziativa si terrà presso il circolo agorà, Via Bovio 50

Forse mai come quest’anno la ricorrenza del 25 aprile sarà un momento centrale di lotta politica contro il governo più reazionario insediatosi a palazzo Chigi dal 1945 ad oggi.

Le continue esternazioni di ministri, sottosegretari ed esponenti del governo Meloni, così come del Presidente del Senato, ci ricordano l’essenza fascista di quel personale politico. Citazioni mussoliniane, stravolgimento della storia come sull’operazione partigiana di via Rasella, ma soprattutto il livore caratteristico del fascismo della prima ora contro i diritti sociali e civili di milioni di persone, lavoratori, precari, disoccupati, migranti, cittadini LGBTQIA+.

L’attacco feroce ai settori sociali più disagiati, con l’abolizione del reddito di cittadinanza, il taglio totale dei fondi per i contributi agli affitti, lo smaccato sostegno al padronato in termini di sgravi fiscali e di liberalizzazione degli appalti, in un paese dove gli omicidi sul lavoro trasformano fabbriche e cantieri in trincee di guerra.

Questo è l’imprinting di un governo al servizio dei padroni, nel ventennio di latifondisti agrari e padroni delle ferriere, oggi di finanzieri e multinazionali rappresentate dall’Unione Europea e, in Italia, dalla piccola e media borghesia triturata dalla crisi economica.

Siamo di fronte ai fascisti di sempre, oggi incarnati da una banda di incompetenti che, mentre tenta malamente di adeguarsi alla attuale fase storica, pianifica la definitiva distruzione di quel che resta della Costituzione nata dalla Resistenza partigiana, al fine di instaurare una democratura presidenzialista più funzionale a governare questi tempi di devastazioni economiche, sociali, ambientali e militari.

Il progetto preannunciato dall’esecutivo Meloni non si discosta sostanzialmente di una virgola dalle politiche economiche portate avanti dai governi precedenti. L’elenco di controriforme antipopolari varate dai precedenti esecutivi, di destra e di falsa “sinistra”, è infinito. Il testimone passato dal banchiere Draghi alla Meloni suggella, di nuovo, il patto scellerato tra i padroni e i loro cani da guardia. Di fronte alla peggiore crisi del capitalismo occidentale, che ci sta portando alle soglie di una guerra mondiale, occorre qualcuno che si assuma la responsabilità di gestire le peggiori politiche antipopolari, poliziesche e repressive contro ogni possibile rivolta sociale. Chi meglio dei fascisti si può assumere questo compito?

Una investitura curata da oltre un trentennio di “normalizzazione” del fascismo e di legittimazione dei suoi epigoni, perseguita anche da illustri esponenti della cosiddetta “sinistra”, a partire dal famoso discorso di investitura a Presidente della Camera Luciano Violante del giugno 1996, quando questo esponente di spicco del partito democratico definì i tagliagole fascisti dell’ultima fase del regime “ragazzi di Salò”, equiparandoli ai partigiani, nel goffo tentativo di neutralizzare definitivamente l’antifascismo come arma politica e sociale di emancipazione dei settori popolari.

Oggi i nipoti dei “ragazzi di Salò” governano il paese, ma evidentemente non sono i soli nemici da combattere.

Per questo parliamo oggi del “nostro” antifascismo, non certo quello ipocrita e strumentale del PD, con il quale non abbiamo intenzione di condividere né questo 25 aprile, né le lotte che ci aspettano contro il rinascente fascismo in Italia ed il nazismo in Europa, a partire dall’Ucraina, dove intere divisioni naziste inquadrate nell’esercito di quel paese sono finanziate e addestrate dalla NATO, con l’entusiastico consenso di quasi tutto il quadro istituzionale, a partire dal governo Meloni e dal PD.

Gli anni che ci separano dal 25 aprile 1945 ci raccontano di un paese che non si è mai liberato dal fascismo, come ben dimostra l’insediamento del governo Meloni.

Noi manteniamo intatta la nostra militanza antifascista, che si nutre di memoria storica e di impegno quotidiano, in una città legata a doppio filo con la Resistenza antifascista, dagli anni bui della dittatura, quando l’opposizione al regime non fu mai sopita, sino al maggio 1944, con la formazione della brigata partigiana “Nevilio Casarosa”, che agì facendo base sui Monti Pisani, in coordinamento con i Gruppi di azione patriottica (Gap) nella zona a nord di Pisa.

Il 5 maggio 1972, in continuità con quella Storia, centinaia di antifascisti pisani scesero in piazza contro il comizio di Giuseppe Niccolai, ex gerarca fascista, all’epoca dirigente del Movimento Sociale Italiano, guidato dal criminale di guerra Giorgio Almirante.

Durante le dure contestazioni a quel comizio, l’anarchico Franco Serantini fu prima pestato a sangue dalla polizia in lungarno Gambacorti, poi lasciato morire nel carcere di Don Bosco.

Anche quest’anno ricorderemo Franco e, insieme a lui, le centinaia di compagni e compagne uccise da mano fascista o dalle forze della repressione, sempre pronte a proteggere i fascisti e gli interessi dei padroni.

Lo faremo dedicando la piazza a quella che dal 1972 gli antifascisti chiamano PIAZZA FRANCO SERANTINI