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Il caro energia potrebbe causare alle aziende danni assai più gravi della pandemia, con relative produzioni ferme, nonostante gli ordini, e ricorso alla cassa integrazione. Non è una previsione catastrofista, ma la realistica analisi dei dati attuali incrociata con testimonianze dirette. “Purtroppo lo avevamo previsto e denunciato già un anno fa, quando si erano manifestate le prime avvisaglie, chiedendo a chi ci governa interventi preventivi e coraggiosi. Oggi la situazione del caro bollette è fuori controllo e non è più sostenibile per le aziende che non possono continuare a lavorare con gli attuali costi di produzione”, ancora una volta l’Unione Industriale Pisana, attraverso la sua presidente Patrizia Alma Pacini, raccoglie e rappresenta le voci degli imprenditori della provincia e chiede urgenti soluzioni a breve termine.
“Già sul finire del 2021 – ricorda la presidente UIP – , quindi prima della guerra in Ucraina, avevamo lanciato i primi allarmi in tal senso. A un anno di distanza, il costo dell’energia è fuori dal mercato e le previsioni di chiusura del 2022 sono ancora peggiori. Pochi giorni fa le Confindustrie del Nord hanno lanciato un appello urgente e molto forte, rappresentando la loro manifattura un’alta percentuale della nostra nazione”. “Oltre a condividere questo appello – aggiunge Pacini – dobbiamo dire molto chiaramente che il problema riguarda tutta l’industria italiana e che l’impatto di eventuali chiusure in aree a minor intensità industriale potrebbe forse essere ancora più devastante sotto il profilo sociale”.
La presidente degli industriali pisani commenta uno dei più recenti dati Istat: “Secondo i dati Istat, i prezzi della produzione industriale di luglio 2022 sono aumentati del 36% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’Italia non ha mai avuto una politica energetica; l’elevato costo dell’energia rappresenta da sempre, per noi imprenditori, uno svantaggio competitivo rispetto alle imprese europee. È di questi giorni il dato sull’inflazione più alta dal 1985: questo rischia di mandare in corto circuito il nostro sistema economico e sociale”.
Tornando ai costi energetici, Pacini si sofferma sulla rapida e incontrollata impennata dei prezzi: “Ad aprile 2021 il valore dell’indice TTF del gas era pari a circa 20 euro per MWh, alla data odierna questo indice vale 240 euro per MWh, ovvero più di dieci volte il prezzo di appena un anno fa, mentre la settimana scorsa ha toccato massimi di oltre 300 euro per MWh”. Situazione molto simile sul fronte dell’energia elettrica: “Fino ad agosto 2021 – prosegue la presidente degli industriali –, le nostre imprese hanno pagato un prezzo massimo della materia prima pari a 58 euro per MWh; oggi il prezzo del mercato supera i 700 euro per MWh. È chiaro che con questi costi molte delle nostre imprese saranno costrette a fermare la produzione e chiedere la cassa integrazione pur avendo ordini da parte dei clienti”.
“Alle attuali condizioni – commenta – rischiamo una crisi economica più grave delle chiusure dovute alla pandemia. È dovere della politica intervenire subito per limitare la situazione, sia a livello italiano che a livello europeo bloccando il costo dell’energia. La Spagna, vista la sua differente politica energetica rispetto al resto dell’UE, ha ottenuto di poter bloccare il prezzo”. Pacini ribadisce: “Non sono più rinviabili decisioni che riguardino investimenti per diminuire il costo dell’energia e la dipendenza da altre nazioni: centrali geotermiche, rigassificatori e termovalorizzatori, potenziamento del fotovoltaico sono concrete e diversificate opzioni a portata di mano e ricorrendo a snellimenti burocratici”.
E infine, secondo l’Unione Industriale Pisana, “Le uniche soluzioni che vediamo percorribili a breve termine – conclude Pacini – sono: aumentare gli approvvigionamenti di gas naturale liquefatto (GNL) tramite nuovi rigassificatori; aumentare la capacità dei tre già esistenti; svincolare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas naturale (decoupling); mettere un tetto al prezzo massimo del gas (price cap) sul mercato europeo”.