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Per i Comitati cittadini è inaccettabile il tardivo invito di Confcommercio di collaborare al “Patto sul degrado urbano e la movida responsabile” approvato senza il coinvolgimento dei residenti

Il Coordinamento dei Comitati cittadini di Pisa apprende, a mezzo stampa, di un appello di Confcommercio Provincia di Pisa che auspica “una collaborazione sempre più stretta tra residenti commercianti e titolari di bar e ristoranti per fare squadra per il decoro urbano e una movida responsabile”.

È la stessa associazione che insieme a Confesercenti Toscana Nord e CNA Pisa ha sottoscritto l’11 luglio scorso un Patto con il Sindaco di Pisa “per contrastare il degrado urbano, contemperando le esigenze delle attività economiche, dei giovani che richiedono luoghi di incontro e socializzazione, e dei residenti del centro cittadino che reclamano il loro diritto al giusto riposo notturno”, patto redatto senza coinvolgere in alcun modo i Residenti.

Ad esso è seguita un’ordinanza del Sindaco per la regolamentazione delle attività nel centro storico cittadino di contrasto alla “malamovida”e, naturalmente, anche questo senza condivisione con i Cittadini che hanno lanciato appelli di confronto atttraverso i Comitati che da anni reiterano periodicamente.

Il Coordinamento ha già espresso una ferma critica sui provvedimenti presi che non contengono misure efficaci . Sono generici proclami senza controlli effettivi né sanzioni per chi viola gli accordi. Inoltre ha contestato il metodo seguito, di non coinvolgere i residenti nella loro elaborazione.

Questo tardivo ripensamento di Confcommercio è la prova del fallimento degli accordi presi, perché si invoca la collaborazione dei residenti a cose fatte, dopo avere dichiarato che i commercianti sono i primi a tutelare i residenti e gli utenti con le loro attività notturne. Non esistono vendite di alcol ai minori o a persone in stato di manifesta ubriachezza?
Come abbiamo già denunciato, il Patto, molto lacunoso, non va bene in molti punti, specie sulla concessione del Comune agli esercenti di assumere in toto la spesa per la vigilanza privata in supporto alle forze dell’ordine (e quindi caricando l’onere sui cittadini). A Livorno, invece, nel Protocollo di prevenzione e contrasto contro la mala movida, sottoscritto dal Prefetto, dal Sindaco e da altri soggetti pubblici e privati, si prevede a carico degli esercenti “l’utilizzo di personale addetto ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo in luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi anche a tutela dell’incolumità dei presenti.”
Si tratta infatti di un’assistenza alla clientela (cd. Steward) prevista nello stesso interesse delle attività commerciali di ridurre comportamenti degli utenti dannosi per sé e per gli altri. Il fatto incredibile è che il Direttore di Confcommercio Pieragnoli abbia accettato a Livorno questo impegno (è firmatario per la Confcommercio Livorno), mentre a Pisa ha considerato la proposta inopportuna.
Il Coordinamento ha una posizione molto chiara sulle problematiche della malamovida ed è pronto a discuterne nelle sedi istituzionali adatte, dove da anni ha avanzato proposte dettagliate per un “Patto di civile convivenza” .

Per i Comitati cittadini occorre un piano organico preventivo ed una coordinata sinergia istituzionale a tutela della legalità, del decoro urbano, della quiete pubblica e della salute, con la partecipazione di tutti i soggetti pubblici e privati interessati. Una nuova e concreta strategia di azioni, come la disseminazione della movida in altre aree, il miglioramento qualitativo dell’offerta commerciale, la promozione di iniziative culturali, spettacoli e forme di intrattenimento, coinvolgendo anche le istituzioni universitarie; un’indagine statistico-sociologica-piscologica, a cura dell’Università di Pisa, sugli utenti della movida per individuare le loro motivazioni; campagne contro l’uso di droga e di alcol tra i giovani (Comune, Università, ASL); misure a tutela della salute di utenti e residenti; potenziamento effettivo dei sistemi di videosorveglianza e di illuminazione.

Prefetto e Sindaco sono stati finora inerti riguardo a questo modello più ampio di interventi adottato da molte città italiane.