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Il pecorino delle Balze Volterrane DOP tra i tesori toscani del gusto che rischia di sparire dalle tavole a causa della siccità e del grande caldo. C’è anche il pregiato formaggio di Volterra, una delle più straordinarie ed identitarie eccellenze della pastorizia regionale, in serio pericolo. I cambiamenti climatici sono una nuova seria minaccia per la pastorizia che vanno a sommarsi all’emergenza predatori, che decimano i greggi e agli spaventosi rincari dei costi di produzione ed energetici che pesano da mesi ormai come macigni sui bilanci fragilissimi della zootecnia. E’ quanto emerge dal nuovo censimento 2022 presentato da Coldiretti Pisa delle specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni, presentata in occasione dell’Assemblea nazionale della principale organizzazione d’Italia e d’Europa. In provincia di Pisa sono 52 le produzioni tradizionali a cui va ad aggiungersi la piccola ed apprezzatissima Dop delle Balze Volterrane. Nove le aziende ovine iscritte che producono complessivamente e mediamente circa 1 milioni di litri di latte l’anno che viene trasformato in formaggi.
“L’emergenza idrica – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Pisa nonché Presidente Coldiretti Toscana – non risparmia neppure le tipicità più rare e, trattandosi di piccole produzioni con quantità ridotte, il rischio è che vengano letteralmente cancellate. Siccità e caldo stressano a tal punto gli animali che producono meno latte: viene così a mancare l’ingrediente base per la produzione dei formaggi della grande tradizione pastorizia regionale che rappresentano la prima fonte di sostentamento e sopravvivenza degli allevamenti ovini”.
Secondo il Consorzio di Tutela delle Balze Volterrane DOP la siccità ha già provocato la perdita del 30%-35% della produzione di latte che viene trasformato, seguendo rigorosamente il disciplinare, in pecorino Dop commercializzato principalmente attraverso la vendita diretta ed i mercati contadino come i mercati di Campagna Amica di Coldiretti di Pisa, Fornacette, Pontedera, San Miniato, Cascina, Vicopisano, Ponsacco (per i dettagli www.campagnamica.it).
La siccità ha determinato anche un crollo del 40% del fieno indispensabile per alimentare gli animali nei mesi invernali: “il caldo ha brucato i pascoli e quasi dimezzato la raccolta di fieno. – spiega Bartolomeo Carta, presidente del Consorzio di Tutela – Questo significa nuovi costi per le aziende che dovranno acquistare a prezzi triplicati le quantità mancanti per garantire un’adeguata alimentazione. All’esplosione dei costi dobbiamo sommare le predazioni che sono un’altra fonte di stress per gli animali. Fattori che contribuiscono a far morire le stalle e a favorire l’invasione di latte e prodotti stranieri sulle nostre tavole. Quando una stalla chiude viene a mancare un presidio essenziale di tutela del paesaggio, di salvaguardia dei pascoli e della biodiversità e della tradizione pastorizia. Non perdiamo solo un’impresa ma un intero sistema che tiene in vita le nostre campagne e le nostre montagne”. Anche per il Consorzio di Tutela la risposta all’emergenza idrica e ad una migliore gestione della risorsa acqua passa dal piano invasi e laghetti sostenuto da Coldiretti ed Anbi: “sono infrastrutture indispensabili per garantire l’approvvigionamento in questi momenti dell’anno di acqua non solo per l’irrigazione. La loro funzione è anche quella di contrastare gli incendi. – spiega ancora il Presidente del Consorzio Tutela – Per abbeverare i greggi siamo costretti ad utilizzare acqua potabile che per noi rappresentano altri pesantissimi costi”.
A rischio, insieme al pecorino delle Balze Volterrane Dop, ci sono 18 prodotti vegetali tra ortaggi e frutta come il carciofo di San Miniato, la piattella pisana, la patata di Santa Maria a Monte “la tosca”, 16 specialità a base di carne fresche ed insaccati tra cui l’agnello del Parco di Migliarino San Rossore, 12 tra paste fresche, pane, paste e dolci dove spicca l’amaretto di Santacroce, 3 formaggi oltre a 3 tra miele, quello di spiaggia del parco di Migliarino San Rossore, grassi con l’olio di madremignola e condimenti con l’Agresto di San Miniato. “Le specialità alimentari tradizionali, e così le produzioni a denominazione hanno avuto sicuramente un ruolo decisivo nella promozione del territorio, nella crescita e nello sviluppo di piccole filiere agricole ed agroalimentari nella nostra regione. – spiega ancora il presidente di Coldiretti Pisa e Toscana –Molte località del nostro territorio, alcune delle quali remote, sono associate e conosciute per il prodotto che esprimono piuttosto che per altre ragioni. L’enogastronomia è tra le motivazioni più importanti nella scelta di un viaggio. I prodotti tipici sono lo spot più potente ed importante che il nostro territorio esprimere per naturale predisposizione”.
Non è infatti un caso che nei piccoli borghi – sottolinea Coldiretti Pisa – nasca il 92% delle produzioni tipiche secondo l’indagine Coldiretti/Symbola, una ricchezza conservata nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture storiche. Un patrimonio che spinge a tavola 1/3 della spesa turistica alla scoperta del nostro paese che è l’unico al mondo che può contare sui primati nella qualità, nella sostenibilità ambientale e nella sicurezza della propria produzione agroalimentare.
“Dietro ogni prodotto c’è una storia, una cultura ed una tradizione che è rimasta viva nel tempo ed esprime al meglio la realtà di ogni territorio. – conclude il Presidente di Coldiretti Pisa e Toscana – Tutti insieme dobbiamo impegnarci e lottare per difendere il patrimonio del nostro agroalimentare che è il più imitato al mondo dalla banalizzazione e dalle spinte all’omologazione e all’appiattimento verso il basso perché il buon cibo insieme al turismo e alla cultura rappresentano le leve strategiche determinanti per un modello produttivo unico che ha vinto puntando sui valori dell’identità, della biodiversità e del legame con i territori”.