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Calcio Femminile: i progressi anche nelle maglie degli Europei

In un’estate senza grandi eventi sportivi, se non quelli annuali come il torneo di Wimbledon, gli Europei di calcio femminili potrebbero ritagliarsi uno spazio importante nel mese di luglio e replicare il successo di pubblico e visibilità ottenuto dai Mondiali in Francia di tre anni fa. Il torneo inizia mercoledì prossimo in Inghilterra e fra le sedici partecipanti ci sarà anche l’Italia, che punta a ripetere, se non migliorare, il piazzamento fra le prime otto raggiunto nove anni fa in Svezia.

Nelle scorse settimane sono stati ultimati i preparativi e, fra le altre cose, le aziende di abbigliamento hanno presentato le divise che le nazionali useranno nel torneo. Dai Mondiali del 2019 le aziende leader nel settore come Nike, Adidas e Puma hanno iniziato a separare nettamente la produzione delle divise femminili da quelle maschili, con modelli sempre più originali e diversificati.

Nei paesi in cui i movimenti femminili sono più sviluppati e autonomi, i lanci delle nuove divise sono paragonabili, per effetti commerciali, alla presentazione del materiale prodotto per gli uomini. Negli Stati Uniti, la cui nazionale femminile è campione del mondo in carica da due edizioni ed estremamente popolare in tutto il paese, la maglia usata dalle donne nel 2019 fu la più venduta di sempre per Nike in una singola stagione sportiva.

Agli Europei in Inghilterra quattordici nazionali su sedici avranno divise originali, e quelle che le condivideranno con gli uomini, come la Finlandia, lo faranno per ragioni economiche, avendo una federazione tutto sommato piccola e una base di tifo non così ampia. È comunque un evidente cambiamento rispetto agli anni passati in cui alle squadre femminili venivano date le stesse maglie degli uomini, come ha ricordato di recente l’ex capitana inglese Alex Scott, che alla stampa ha parlato di quando le «sembrava di giocare con un paracadute addosso».

Negli anni, oltre agli stili diversi, sono state sviluppate divise sempre più adatte alla corporatura femminile, come nella moda di tutti i giorni. Le divise indossate dalle donne sono in genere più strette tra spalle e petto rispetto a quelle degli uomini, vanno a stringersi sui fianchi e poi si allargano più marcatamente scendendo verso il bacino.

Rispetto a Nike e Adidas, le due aziende che guidano il mercato e che realizzano il maggior numero di maglie femminili originali, Puma è stata meno presente nel calcio femminile, e fino a poco tempo fa estendeva alle donne i modelli già disegnati per gli uomini. L’Italia — fino al prossimo gennaio — è fra le squadre sponsorizzate da Puma, che anche quest’anno ha prodotto un modello unico per tutte le nazionali, salvo apportare qualche modifica: a differenza di quelle usate dagli uomini, le divise che vedremo agli Europei avranno dei motivi floreali.

Un’altra novità introdotta da Puma riguarda le stelle poste sopra gli stemmi nazionali, che indicano i Mondiali vinti. Non esiste ancora una normativa univoca a riguardo e quindi le federazioni adottano soluzioni diverse per distinguere o meno i successi maschili da quelli femminili. Nel 2019 se ne parlò proprio per i diversi approcci. L’Italia aveva le stesse identiche divise degli uomini e gli stemmi sulle maglie non avevano le quattro stelle dei Mondiali maschili vinti, che però erano presenti sui pantaloncini. Quest’anno la linea è stata uniformata e tutte le divise saranno senza stelle, come già fanno le altre nazionali principali.

La separazione tra i materiali di rappresentanza femminili e maschili è quindi sempre più marcata, ma non lo sono i rapporti tra squadre e il sostegno reciproco. Poche settimane fa, per esempio, alcune divise femminili sono state indossate per la prima volta in partita dalle nazionali maschili. È il caso di Germania e Belgio, entrambe sponsorizzate Adidas, azienda che ha sostenuto l’iniziativa. La Germania le ha indossate nella partita di Nations League contro l’Inghilterra mentre il Belgio contro la Polonia, sempre in Nations League. Fonte: www.ilpost.it