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Giovedì 9 giugno, si è tenuta in Piazza dei Cavalieri a Pisa la prima assemblea pubblica del gruppo di lavoro sulle esternalizzazioni negli atenei: lavoratrici e lavoratori dei servizi esternalizzati delle Scuole Superiori, Normale e Sant’Anna si sono riuniti per raccontare la loro esperienza lavorativa. Anche le attiviste e gli attivisti di Mi Riconosci? hanno voluto essere presenti all’incontro, momento imprescindibile di confronto e presa di coscienza collettiva per la città pisana.
Le attiviste spiegano che si tratta delle persone responsabili di servizi come portineria, pulizia, facchinaggio, mensa, servizi bibliotecari e molto altro, che ogni giorno garantiscono il buon funzionamento delle Scuole d’eccellenza. Lo sanno bene gli studenti, che sono scesi in piazza insieme agli esternalizzati, per denunciare a gran voce le condizioni lavorative disumane che queste lavoratrici e lavoratori sono costretti a vivere a causa dell’ormai rodato sistema degli appalti.
Massimo precariato, part time involontari, salari insufficienti, lavori talora usuranti, contratti a chiamata… tanti doveri e quasi nessun diritto, a causa di un sistema vergognoso che prolifera grazie alla ricattabilità e all’instabilità cronica delle persone. Un sistema che purtroppo rende anche difficile scioperare, quando le ditte appaltanti si permettono di sostituire il personale con un messaggio di whatsapp, annullando un diritto fondamentale. Per contro le istituzioni trattano questi lavoratori come ospiti, negando ad esempio l’accesso alla mensa universitaria: il risultato è che, pur condividendo le responsabilità e i doveri dei colleghi direttamente assunti dalle istituzioni, i dipendenti esternalizzati sono privati di ogni senso di appartenenza al luogo di lavoro.
“In tutta Italia stanno crescendo in modo esponenziale le proteste e gli scioperi dei lavoratori esternalizzati” racconta Andrea Incorvaia, attivista di Mi Riconosci? archeologo e professionista di settore, “è un sistema al massimo ribasso usato per tappare buchi e risparmiare, in mancanza di assunzioni, gravando totalmente sulla pelle dei lavoratori”.
Per restare in Toscana, basta ricordare il caso dei Biblioprecari, ossia i cento bibliotecari e archivisti che lavorano in appalto nelle biblioteche e nell’Archivio storico del Comune di Firenze, e che proprio in questi giorni hanno nuovamente dichiarato lo stato di agitazione contro i tagli dei servizi e un processo di reinternalizzazione che li vede esclusi.
L’associazione Mi Riconosci?, che da anni denuncia l’impiego folle delle esternalizzazioni nel settore culturale, chiede alle tre università pisane un’assunzione di responsabilità con l’apertura di un confronto e un dialogo; chiede altresì dignità per tutte le lavoratrici e i lavoratori, e la salvaguardia dei loro diritti.