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I partecipanti si confronteranno sulle “Nuove frontiere nel trattamento delle malattie infiammatorie immuno-mediate”. Si terrà venerdì 6 maggio, dalle ore 9,00 all’Hotel Galilei, il seminario nazionale in memoria del professor Corrado Blandizzi dal titolo “Nuove frontiere nel trattamento delle malattie infiammatorie immuno-mediate”.
Il convegno, arrivato alla quarta edizione, con accesso gratuito e limitato a 150 partecipanti, pone a confronto le opinioni dei maggiori esperti sullo stato dell’arte della ricerca farmacologica, sull’impatto della pandemia COVID-19 nella gestione dei pazienti e sulle evidenze real world attualmente disponibili. È parte consistente dell’eredità culturale del professor Blandizzi che, per molti anni, ha studiato le malattie infiammatorie e promosso il dibattito scientifico su questi temi. Per questo, con una celebrazione ufficiale della Società Italiana di Farmacologia, a partire da questa edizione l’evento sarà intitolato alla sua memoria.
Le malattie infiammatorie immuno-mediate (IMID) comprendono un gruppo di patologie croniche caratterizzate da meccanismi patogenetici di natura immunitaria. Da un punto di vista clinico, epidemiologico e immunologico, le malattie più frequenti appartenenti a questo ambito sono le patologie di tipo Th1/17, quali l’artrite reumatoide, le spondiloartropatie, l’artrite psoriasica, la psoriasi, la malattia di Crohn, la colite ulcerosa e la sclerosi multipla, e le patologie di tipo Th2, quali la dermatite atopica, l’asma grave e le sindromi associate a ipereosinofilia. La maggior parte delle IMID colpisce giovani adulti, con conseguenze molto negative sulla qualità di vita e sui costi socio-sanitari. Sebbene queste patologie si manifestino con quadri clinici eterogenei, numerose evidenze hanno dimostrato che esse dipendono da meccanismi patogenetici comuni. In particolare, si ritiene che queste patologie dipendano da alterazioni dei meccanismi regolatori del sistema immunitario che, a sua volta, determina una iper-espressione e iper-attivazione di citochine pro-infiammatorie, molecole di adesione, chemochine, etc., con conseguente mantenimento di uno stato infiammatorio cronico, che promuove una progressiva distruzione e rimodellamento patologico dei tessuti colpiti.
La terapia delle IMID si basa comunemente su farmaci anti-infiammatori e immunosoppressori tradizionali, che spesso non sono soddisfacenti in termini di efficacia o sicurezza di impiego. Per questa ragione sono stati introdotti nell’uso clinico farmaci biotecnologici, in grado di legare selettivamente e neutralizzare bersagli molecolari specifici del sistema immunitario. Nell’arco di oltre due decadi i farmaci biotecnologici hanno rivoluzionato la terapia medica delle IMID, dimostrandosi in grado di promuovere e mantenere la loro remissione in un’ampia proporzione di pazienti affetti da forme gravi, non responsive ai trattamenti convenzionali. Dopo i successi ottenuti con i farmaci anti-TNF, l’ampliamento delle conoscenze sulla immunopatogenesi delle IMID ha permesso di caratterizzare i profili di risposta immunitaria Th1/17 e Th/2 e di identificare nuovi bersagli farmacologici, rappresentati principalmente dalle citochine IL-4, IL-5, IL-12, IL-13, IL-17 e IL-23. Queste conoscenze, non solo hanno promosso lo sviluppo di nuovi farmaci, ma hanno aperto interessanti prospettive per il loro impiego anche in altre patologie, nelle quali il sistema immunitario svolge un ruolo fisiopatologico dominante, quali il lupus eritematoso sistemico, le vasculiti e la sclerosi sistemica.
Più di recente, il panorama terapeutico delle IMID si è arricchito di piccole molecole di sintesi, di origine non biotecnologica, in grado di modulare funzioni enzimatiche, quali PDE4 e JAK, che svolgono ruoli significativi nella regolazione delle funzioni immunitarie e della fisiopatologia di varie malattie immuno-mediate.
L’attività di ricerca su queste malattie rimane comunque molto intensa. Nuovi target terapeutici sono allo studio e nuovi farmaci in fase di sviluppo potrebbero presto rendersi disponibili per l’uso clinico. Per questo è importante che il dibattito sulla gestione di queste patologie rimanga sempre aperto e continuamente aggiornato. Inoltre, la pandemia COVID-19 ha recentemente complicato una situazione di per sé in fermento.
Secondo i rapporti più recenti dell’Istituto Superiore di Sanità, la pandemia COVID-19 ha condizionato l’accesso alle cure in particolare per le patologie croniche, comprese le IMID. Di fronte ad un evento senza precedenti, i clinici, le società scientifiche e le istituzioni della salute hanno tentato di adattare le cure alle esigenze legate alle misure di contenimento del contagio con grandi difficoltà, soprattutto nella fase iniziale della pandemia, quando le incertezze sulla malattia erano massime. Mese dopo mese si è arrivati ad una convivenza con la malattia anche in termini di gestione delle IMID che vale la pena discutere, anche in preparazione di una futura emergenza sanitaria con caratteristiche simili. In questo scenario è importante considerare l’evidenza real world che oggi è più accessibile grazie a numerosi progetti e studi osservazionali attivi, condotti anche in Italia, che permettono il monitoraggio di gruppi numerosi di pazienti.