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La Pisa University Press alla 24esima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino

Fra le novità presentate la Costituzione italiana tradotta in ucraino già distribuita gratuitamente nelle scuole Toscane e disponibile in open access
La Pisa University Press è tra i protagonisti della 24esima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino. Fino a lunedì 23 maggio, la casa editrice dell’Università di Pisa, sarà presente al Lingotto Fiere al Padiglione 3, nello stand dell’Associazione University Press Italiane (NS21), con il proprio catalogo e tutte le novità.

La più importante fiera dell’editoria sarà anche l’occasione per diffondere ulteriormente la Costituzione italiana tradotta in ucraino, appena pubblicata dalla Pisa University Press, già distribuita gratuitamente nel sistema scolastico della Toscana e in arrivo anche nelle scuole delle altre regioni. La pubblicazione, che sarà proposta per un possibile inserimento sulla piattaforma del Senato dove non risultano traduzioni in ucraino, è disponibile anche in open access. Curata dai professori dell’Università di Pisa Saulle Panizza e Roberto Romboli, presenta la traduzione in ucraino di Oleksandra Rekut.

Tra le altre novità che debuttano a Torino: “Matteotti si racconta. La famiglia, gli studi, la politica”, cofanetto in cinque volumi curato da Stefano Caretti e Jaka Makuc. Un’opera che vuole proporre alle lettrici e ai lettori del XXI secolo, giovani ma non solo, il pensiero e la vita di Giacomo Matteotti, ricollocandolo nel proprio contesto storico e, allo stesso tempo, restituendone la drammatica attualità. Un’opera destinata a chiunque desideri riscoprire con semplicità una delle personalità più alte dell’Italia del Novecento.

Indaga come la musica abbia cambiato il consumo della politica, invece, il libro “1980. Una lunga estate italiana” del professor Alessandro Volpi, docente di Storia Contemporanea presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa. Un viaggio nel tempo alla riscoperta dei concerti degli artisti internazionali, che in quell’anno – il 1980, appunto – ritornarono finalmente in Italia, e di quelli italiani, a cominciare dai cantautori. Concerti di musica “pop” che, da quel momento in poi – per una decina di anni – sono stati utilizzati dalla politica per cercare consensi nuovi, soprattutto tra i giovani.