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È stato un partecipatissimo omaggio quello tributato al professore Antonio Salvetti in occasione dell’intitolazione alla sua memoria del Centro regionale di riferimento per la diagnosi e terapia dell’ipertensione e dell’ipotensione arteriosa dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana.
Presenti alla cerimonia tutti i suoi familiari, moglie e figli, insieme al professore Stefano Taddei, che ha fatto gli onori di casa in quanto responsabile del Centro che afferisce all’Unità operativa di Medicina 1 da lui diretta.
A ricordare la figura dell’illustre clinico scomparso a 85 anni nel febbraio dello scorso anno, c’erano il sindaco di Pisa Michele Conti, il direttore generale dell’Aoup Silvia Briani, il rettore dell’Università di Pisa Paolo Mancarella, professionisti dell’Aoup e tanti altri suoi colleghi giunti da ogni parte d’Italia per rievocare, con testimonianze scientifiche, ricordi personali e simpatici aneddoti, la figura di un eccellente medico internista, ricercatore, clinico e accademico rigoroso, precursore di studi pionieristici sull’ipertensione – che resta tuttora la prima causa di morte nel mondo – ma anche un uomo con uno spessore umano profondo che non tardava a palesarsi dietro un carattere apparentemente burbero.
Un doveroso omaggio quindi a una figura di spicco nel settore della medicina interna e soprattutto dei meccanismi patogenetici dell’ipertensione arteriosa, come è testimoniato da oltre 400 lavori da lui pubblicati negli anni su riviste internazionali di grande prestigio.
Fu il professor Salvetti a fondare a Pisa, nel 1980, il Centro per la diagnosi e la cura dell’ipertensione arteriosa che gli è stato intitolato ieri con una targa e che, negli anni, è diventato di riferimento regionale e di eccellenza europea per la qualità della ricerca scientifica. In particolare il docente – che nel corso della sua carriera clinica, accademica e di ricerca, ha ricoperto a lungo incarichi di direzione in Medicina interna, sia di struttura complessa sia di Dipartimento sia dell’omonima scuola di specializzazione dell’Università di Pisa, formando allievi senza mai sacrificare la pratica clinica quotidiana – aveva focalizzato i suoi studi nel campo delle malattie cardiovascolari sul sistema renina-angiotensina, sulla funzione e disfunzione endoteliale e sulle alterazioni strutturali vascolari e cardiache dell’organismo, conducendo ricerche di rilevanza nazionale e internazionale, oltre a far parte delle principali società scientifiche nazionali.
Nel 2000 aveva ricevuto un premio “ad hoc” della Società italiana dell’ipertensione arteriosa per il suo contributo scientifico e, nel 2007, l’Università di Pisa l’aveva insignito dell’Ordine del Cherubino.
Oggi il Centro da lui fondato – che esegue circa 6.000 visite l’anno e circa 5000 prestazioni strumentali (ecocolor-doppler cardiaco e dei vasi cerebro-afferenti, ecografia addominale ed ecocolor-doppler delle arterie renali) si occupa di: diagnosi e terapia delle forme secondarie di ipertensione; di ipertensione difficile da trattare (cioè non controllata con l’approccio terapeutico di routine); di ipertensione complicata da gravi patologie (infarto del miocardio, ictus cerebrale, scompenso cardiaco o insufficienza renale).
La prevalenza dell’ipertensione oggi è molto elevata: ne soffre circa il 20% della popolazione generale. In Toscana si calcola che ci siano quindi circa 700.000 ipertesi.
La cura di questo fattore di rischio cardiovascolare è essenzialmente a carico del medico di famiglia anche perché, nella stragrande maggioranza dei casi, la patologia ha una base genetica (ipertensione essenziale). C’è tuttavia un 15-20% di casi in cui l’ipertensione dipende da cause generalmente endocrine o renali (ipertensione secondaria). Di queste e delle altre forme più ‘complesse’ di ipertensione si occupa il Centro dell’Aoup.
I pazienti che vi afferiscono vengono inquadrati con una prima visita e indirizzati al follow-up terapeutico oppure inseriti in percorsi di day-service attraverso esami di laboratorio e strumentali con cui si riesce a capire se si tratta di una forma secondaria e a stabilire il grado di gravità della patologia. In casi selezionati, i pazienti con un quadro clinico estremamente compromesso vengono ricoverati.
Il Centro svolge anche un’attività di validazione e sviluppo di terapie innovative. Al momento attuale è una delle poche strutture italiane in grado di poter utilizzare la denervazione delle arterie renali, una nuova tecnica che, attraverso il cateterismo delle arterie renali, consente di bloccare le afferenze del sistema nervoso simpatico in modo da ridurre i valori pressori. Lo studio è portato avanti grazie a un progetto della Regione Toscana, allo sforzo dell’Aoup e alla collaborazione con la Sezione dipartimentale Laboratorio Emodinamica (professoressa Anna Sonia Petronio e dottor Marco De Carlo). (edm)