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Una Pasqua di speranza per il turismo. Questo il messaggio che lancia Confesercenti Toscana Nord, con il suo responsabile area pisana e coordinatore Assoturismo Simone Romoli, in vista delle prossime festività, le prime senza restrizioni da due anni. “Dopo la frenata registrata nel primo trimestre dell’anno, e in particolare dopo l’inizio del conflitto russo-ucraino, per le prossime festività ci sono segnali positivi – spiega Romoli – con le strutture del nostro territorio che stanno registrando un interessante volume di prenotazioni (si stima una occupazione media del 60%). Siamo ovviamente ancora molto lontani dai numeri della Pasqua 2019, soprattutto per la mancanza di presenze straniere”. Romoli cita uno studio realizzato per Confesercenti dal Centro Studi Turistici di Firenze. “Il flusso maggiore di visitatori è atteso nelle città d’arte, per questo c’è ottimismo per Pisa ma anche per centri come Volterra e San Miniato. Si rivedono gli stranieri, soprattutto turisti tedeschi, svizzeri e austriaci, ma anche francesi e britannici. La ripresa in fatto di numeri dell’aeroporto Galilei testimonia come le rotte soprattutto dal nord Europa tornino a preferire Pisa e la Toscana. Per quanto riguarda gli arrivi fuori dal Vecchio Continente, si torna a vedere qualche statunitense, praticamente l’unico rilevante mercato extraeuropeo indicato dagli imprenditori. Scontato dire che viene cancellato tutto il turismo proveniente da Europa dell’Est, Russia e Asia orientale (Cina, Corea e Giappone)”.
Secondo il responsabile area pisana di Confesercenti Toscana Nord questi segnali positivi non sono però sufficienti “ad attenuare la delusione per i mediocri risultati dei mesi invernali. Se è vero che nelle ultime due settimane le prenotazioni sono tornate a crescere, a sostenere il turismo durante le feste saranno soprattutto i viaggiatori italiani, mentre gli stranieri saranno meno della metà di quanti erano prima del covid. La preoccupazione – conclude Romoli – è di trovarci di nuovo in una situazione in cui il turismo è alimentato solo dalla domanda domestica: sarebbe troppo poco per sostenere le imprese che, dopo due anni di stop & go, hanno bisogno di sostegni per mantenere i livelli occupazione ed i fatturati”.