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Non tutti sanno che negli sport al femminile il passaggio al “professionismo”, fino ad ora, è stato riconosciuto solamente al calcio.
Con la firma storica di ieri la Federcalcio all’emendamento, a firma di Tommaso Nannicini, del decreto rilancio (datato novembre 2020) che fissava i criteri e i fondi per pubblici per favorire il professionismo femminile ha introdotto tale formula. Presto potrebbe aderire però anche il basket al femminile. Il governo ha messo a disposizione della Federcalcio un contributo annuale da poco più di 3 milioni per 3 anni. Soltanto il campionato femminile di Serie A sarà professionistico. Dalla Serie B in giù il movimento resterà dilettantistico.
Quindi che cosa è che cambia con il professionismo per le calciatrici?
Le calciatrici delle squadre di Serie A avranno contratti professionistici. Ciò vuol dire che tutti i club dovranno riconoscere contributi previdenziali, versare l’Irpef e i contributi per il fondo di fine carriera. Già dalla scorsa estate molte società della Serie A potevano far sottoscrivere alle calciatrici accordi che prevedessero la trasformazione in contratti professionistici dal 1° luglio 2022: ed in molti club, soprattutto alle calciatrici più pagate, li hanno fatti sottoscrivere. Anche perché, ad oggi, in assenza di nuove norme che potrebbero essere introdotte, i contratti di tipo dilettantistico smetteranno di avere validità dopo il 30 giugno e pertanto tutte le calciatrici potranno facilmente liberarsi.
Ma quanto guadagneranno le calciatrici dalla prossima stagione in Serie A?
L’Asso-calciatori e la Figc hanno fissato – su mandato della divisione femminile – il salario minimo sulle cifre già previste pari alla Serie C maschile: 26 mila euro lordi all’anno. Ma già oggi in Serie A, molte calciatrici guadagnano molto di più, è necessario quindi definire il contratto collettivo che fissi il trattamento economico e normativo dei rapporti, definendo i paletti di diritti e doveri delle parti.
Ad oggi qual è lo stipendio di una calciatrice?
Fin’ ora potevano guadagnare solo attraverso un rimborso forfettario annuale diviso in 10 mensilità per un importo massimo di 30.658 euro all’anno, al quale si poteva aggiungere un bonus oppure un rimborso spese e indennità di trasferta pari a 77,47 euro al giorno, ma tutto questo senza contributi previdenziali e quindi senza la possibilità di accedere al fondo pensionistico e senza tutele mediche né di maternità o una semplice assicurazione collettiva contro gli infortuni.
Ma dalla prossima stagione che cosa succede alle squadre dilettantistiche della Serie A femminile?
Attualmente la Serie A femminile è composta da 12 squadre: 10 sono l’emanazione dei club maschili già presenti nella massima serie e due, il Napoli ed il Pomigliano, sono società dilettantistiche a tutti gli effetti. Dal 1° luglio, se non fossero retrocesse (ad oggi il Napoli è terzultimo e sarebbe in Serie B) dovranno adeguare la propria forma societaria, come previsto dalla Legge 91 sul professionismo, e perciò diventando società di capitali, come le società che salgono dalla Serie D alla Serie C.
Quali parametri sono previsti per la massima serie?
La società deve essere una società di capitali e per iscriversi al campionato di Serie A femminile si dovrà versare una fideiussione di 80 mila euro ed avere uno stadio da almeno 500 posti. Tutte le calciatrici dovranno avere contratti professionistici da non menodi 26 mila euro lordi all’anno.
Ma quanto incassa un club di Serie A femminile?
Ad oggi, gli introiti sono piuttosto bassi. Le 12 squadre di Serie A incassano ognuna circa 242 mila euro, così suddivisi: 84 mila euro di contributi pubblici più altri 40 mila euro come rimborso spese per i tamponi, circa 30 mila euro di contributi dalla Federcalcio, ed altri 15 milioni di euro dai contratti televisivi. Ed una fetta sostanziosa, 73.800 euro circa, dalle sponsorizzazioni.
Ma quanto costa una squadra in Serie A?
Difficile generalizzare, ma mediamente non si spende più di 1 milione o un milione e mezzo. Unica eccezione la Juventus, che spende circa il doppio ma per propria scelta ed organizzazione societaria. Per risparmiare, alcune società viaggiano in trasferta in pullman, senza treni o aerei, per poi pensare che addirittura una Società gioca a porte chiuse per risparmiare il costo degli steward.
Che impatto economico avrà quindi sulle Società l’introduzione del professionismo?
Per le società vorrà dire aumentare i costi nel migliore dei casi del 60%, nei peggiori di circa l’80%. Ad oggi, quasi tutte hanno impianti adeguati, ma il costo del lavoro crescerà significativamente. Su un budget di circa 13 milioni di euro totali, vuol dire un impatto pari a 10 milioni di euro circa di aumento delle spese. La Federcalcio potrà distribuire all’incirca 3 milioni: gli altri 7 saranno a carico delle società. Fonte: https://www.calciofemminileitaliano.it/