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Il Comune di Pisa ha accolto la richiesta del Comitato di Santa Maria, in risposta alla diffida trasmessa nel giugno del 2020 dal suo Vice Presidente Avv. Paolo Mioni, ed ha ordinato ad Arpat di effettuare, presso le abitazioni dei residenti che sono maggiormente esposti alle immissioni, “controlli dei livelli di campo elettromagnetico delle stazioni radio base per telefonia mobile presenti nel quartiere”.
Il Comune ha inoltre fatto presente di aver affidato, con apposita determina, al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università degli Studi di Pisa, l’attività di supporto per la predisposizione del programma degli impianti, così come previsto dalla Legge Regionale n. 49/2011.
Con tale programma vengono definite le localizzazioni delle stazioni radio esistenti, al fine di comprendere quali, eventualmente, possano essere inserite sul territorio in relazione ai progetti dei gestori telefonici, in modo da recare il minor impatto ambientale per la cittadinanza residente.
In tale ambito viene fatto ancora presente che sarà possibile verificare, mediante apposite simulazioni fondate su modelli matematici, la situazione dell’esposizione degli abitanti alle immissioni di campo elettromagnetico prodotte dalle stazioni radio.
E da questo punto di vista il Comune afferma di aver richiesto “di dare priorità per tale valutazione anche all’area di Via Santa Maria”.
Infine, rispetto al ritardo con cui è stato dato riscontro alla diffida trasmessa dal Comitato di Santa Maria, il Comune spiega di aver dovuto affrontare in questo periodo una carenza di personale, nonché fa presente che Arpat fosse impossibilitata ad effettuare le rilevazioni presso le abitazioni dei cittadini per motivi legati alla pandemia da Covid-19.
E’ il caso di ricordare che la diffida trasmessa dal Comitato di Santa Maria nel giugno del 2020 nasceva dall’aumento del numero delle stazioni radio base presenti nel quartiere. In particolare veniva denunciata la presenza di ben tre antenne, che poi è scoperto, a seguito della risposta pervenuta da Arpat, essere quattro, collocate a pochi centinaia di metri l’una dall’altra, all’interno del quartiere.
Una, posta presso l’Hotel Duomo in Via S. Maria, riferibile alla compagnia telefonica Vodafone, altre due poste, sempre in Via S. Maria, presso il limitrofo Hotel S. Francesco della compagnia telefonica Tim e della compagnia telefonica Wind ed, infine, a poche centinaia di metri dalle precedenti, una posta presso l’Hotel Cecile, ad angolo tra Via Volta e Via Roma, di cui non è nota l’affiliazione.
Veniva poi appreso che, rispetto alle suddette antenne, Arpat aveva effettuato singole simulazioni, nel 2016 e nel 2019, per misurarne i relativi campi elettrici, mentre i rilievi presso le abitazioni erano stati eseguiti in un’unica occasione nel lontano 2015, su richiesta del Comune, quando, di fatto gli impianti non erano ancora a regime.
Il Comitato di Santa Maria ricordava, allora, tra l’altro, come ai sensi dell’art. 89 del c.d. Codice delle Telecomunicazioni, l’Autorità competente potesse imporre alle società che intendono installare antenne di “condividere la struttura o la proprietà, compresa la coubicazione fisica o di adottare misure volte a facilitare il coordinamento di lavori pubblici per tutelare l’ambiente e la salute pubblica”.
Con la suddetta comunicazione il Comitato aveva chiesto che fossero precisati gli iter autorizzativi, fossero eseguiti rilievi presso le abitazioni e che la Soprintendenza chiarisse se avesse, in proposito, un potere di diniego, vista la zona in cui sono collocate le imponenti antenne, a poche decine di metri da Piazza del Duomo, tutelata come patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
L’iniziativa è stata illustrata all’Assemblea dei residenti del Comitato di Santa Maria il 12 marzo scorso, che ha dato il pieno consenso.
Rispetto a tali richieste viene, pertanto, accolta dal Comune di Pisa quella di effettuare rilevazioni presso le abitazioni dei residenti nel quartiere.
Il Comitato, nell’esprimere la propria soddisfazione per tale decisione assunta dal Comune, ricorda che ad oggi nessun risposta è pervenuta da parte della Soprintendenza e sollecita, quindi, ancora una volta, un riscontro in tal senso.