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L’ultima giornata di vera pioggia nella nostra Regione risale a fine febbraio, a marzo invece abbiamo registrato livelli di siccità record e per gli agricoltori si è rivelata una catastrofe. “Lo definirei un dramma nel dramma, visto il periodo complesso che stavano già attraversando le nostre aziende, tra i tentativi di ripresa dal periodo pandemico e i costi di produzione che sono raddoppiati, complici anche le tensioni geopolitiche”. Così il presidente di Confagricoltura Toscana Marco Neri commenta l’allarme lanciato dall’Autorità Idrica Toscana.
La situazione preoccupa a livello nazionale con numeri complicati che riguardano pure la rete idrica della nostra regione, anche se i modelli meteorologici sembrano dare speranza di pioggia per la prossima settimana. “È quello che speriamo – dice Neri – perché solo giorni di acqua continuativi possono mitigare gli attuali danni. Chi ha avuto la fortuna e la lungimiranza di fare le semine delle colture invernali con anticipo, prima delle piogge, può darsi che ne ricavi qualcosa se pioverà, chi ha seminato tardivamente, invece, rischia di avere gravi perdite e non si sa se sarà in grado di sviluppare il raccolto. È una situazione che ci tiene in apprensione e che proprio non ci voleva dopo tutto quello che abbiamo passato in questi anni”.
“Inoltre – aggiunge Neri – ci sono i vincoli dettati dalla Comunità europea e per gli agricoltori non è possibile cambiare colture a piacimento. Ad esempio, qualora il grano non nascesse, destinare i terreni ad altre semine: si rischiano delle sanzioni, secondo l’attuale Politica agricola comune (Pac). Servono norme più elastiche e la Pac è qualcosa che sicuramente andrà rivisto, è necessario un indirizzo di lungimiranza se davvero vogliamo tornare ad aumentare la capacità di produzione. Così com’è necessario che le istituzioni e la politica si riavvicinino agli agricoltori con aiuti tempestivi”.
“Si tratta di ulteriori perdite – conclude il presidente di Confagricoltura Toscana – in un periodo in cui i prezzi degli approvvigionamenti per semi e concimi, così come quelli della benzina che è sotto gli occhi di tutti, sono raddoppiati. Per uscirne dovranno essere prese decisioni nel rispetto di quel che dice la scienza e lavorando nel segno della sostenibilità, ma seguendo anche il buon senso dettato dall’economia per evitare conseguenze peggiori. C’è infine un problema che potrebbe essere risolto velocemente, con la modifica della legge 157/92, ed è quello degli ungulati per i quali i nostri politici dovrebbero attivarsi quanto prima”.