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Giorno del Ricordo: l’intervento del Sindaco di Pisa Michele Conti

Di seguito l’intervento integrale del Sindaco di Pisa Michele Conti, svolto durante il consiglio comunale straordinario tenutosi giovedì pomeriggio, come da programma delle celebrazioni organizzate dal Comune di Pisa in occasione del Giorno del Ricordo.

Michele Conti: «Alle Autorità, agli ospiti di questo Consiglio Comunale, alla Giunta, ai colleghi Consiglieri, rivolgo il mio saluto ringraziandovi per la partecipazione a questa seduta straordinaria, voluta dal Comune di Pisa nel Giorno del Ricordo, per celebrare la ricorrenza sancita da una legge dello Stato, la numero 92 del 2004. Fu infatti nel marzo di quell’anno che il Parlamento Italiano, restituì dignità alle istituzioni e alle persone coinvolte istituendo il Giorno del Ricordo per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

Una legge tardiva ma necessaria, perché permise di colmare una grave lacuna del nostro Paese, quella di aver confinato all’interno delle comunità che avevano subìto il lungo dramma delle foibe e il successivo esodo, senza che la narrazione di quelle vicende fosse inserita a pieno titolo nel dibattito pubblico come patrimonio nazionale.

Come ha dichiarato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “quegli avvenimenti rappresentano una pagina molto dolorosa della nostra storia e il tentativo, perpetrato nel tempo, di coprirne le dinamiche e i contorni storici è stata una operazione inaccettabile. Così come inaccettabili sono le tesi negazioniste: in nessun caso possono infatti ritenersi ammissibili motivazioni o compromessi ideologici volti a legittimare la violazione della dignità dell’uomo o a ridimensionare le gravi responsabilità storiche che hanno portato ad eventi così drammatici”. Faccio mie le parole del Capo dello Stato, che con un gesto semplice ma potente, che vale più di mille parole, ha indicato, già due anni fa, la strada che tutti noi dobbiamo seguire per rendere onore alla memoria storica e per restituire verità e dignità alle vittime delle foibe; mi riferisco alla foto del 13 luglio 2020, divenuta iconica, quando durante la cerimonia di deposizione di una corona di fiori alla foiba di Basovizza, si tenne per mano con il presidente sloveno Borut Pahor. Due capi di stato che, attraverso un “ricordo doloroso, gettano un seme di pace e di civiltà”, che non lascia spazio a interpretazioni ideologiche o a tesi negazioniste, purtroppo ancora oggi propugnate da alcune faziose minoranze.

Anche Pisa, che molti anni fa ha accolto una comunità di istriani, giuliani e dalmati che hanno ripreso qui il cammino della loro vita interrotto brutalmente dalle violenze perpetrate nel confine orientale, vuol dare come ogni anno il proprio contributo alla memoria condivisa e al ricordo: il calendario di iniziative organizzato per celebrare la ricorrenze terminerà, dopo questo consiglio comunale straordinario, con l’intitolazione della rotatoria tra via Maccatella e via di Cisanello a Norma Cossetto: una giovane studentessa che abitava in quel difficile confine orientale che fu catturata, seviziata e torturata per poi essere gettata, probabilmente ancora viva, nel buio profondo di una foiba insieme ad altri civili che niente avevano a che fare con il conflitto, tragica sorte che fu comune ad altri migliaia di nostri connazionali. Una figura alla quale il presidente della Repubblica Ciampi ha conferito nel 2005 la medaglia d’oro al valore civile. Mi piace anche ricordare che nel ’49 un deputato del Pci, Concetto Marchesi, volle che l’università di Padova, dove la ragazza studiava, conferisse a Norma Cossetto, la laurea honoris causa in lettere. Uno spazio cittadino a Norma Cossetto significa che anche a Pisa se ne onora la memoria e verranno ricordate, insieme a lei, tutte le donne che hanno dovuto subire violenze, torture e sofferenze di ogni tipo in quegli anni terribili.

Chi non ricorda non ha futuro e l’impegno delle istituzioni dev’essere pieno e non formale, per costruire una memoria condivisa e una coscienza civile in ogni cittadino, precondizioni per un mondo di pace e di democrazia».