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Sono giorni difficili questi, soffiano venti di guerra nel cuore dell’Europa. E’ ormai sotto gli occhi di tutte e tutti che la tensione e la minaccia di un imminente conflitto in Ucraina siano generate esclusivamente da interessi di geopolitica economica tra due schieramenti storici: gli Stati Uniti d’America e la Repubblica Russa.
Da una parte un impero, come nella sua conferenza stampa Vladimir Putin ha definito la Russia, che riconosce l’indipendenza delle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk, violando i confini territoriali dell’Ucraina.
Dall’altra parte vediamo il presidente degli Stati Uniti Biden e l’Europa varare sanzioni economiche, come risposta all’azione russa, al fine evitare un conflitto diretto e armato.
In mezzo a tutto ciò assistiamo a corsi e ricorsi storici. Il cuore dell’Europa è permeato da secoli da un mosaico di etnie, gruppi di tradizione, lingue e culture che difficilmente si potranno separare e lo abbiamo già visto con la guerra dei Balcani.
Stiamo assistendo a livello globale all’esasperazione di sovranismi e militarismi, messi in atto ed enunciati o per difesa o per dimostrazione di maggiore forza, che nulla o poco hanno a che vedere con la via della diplomazia vera, della pace e della cooperazione internazionale.
Nel frattempo migliaia di persone fuggono dalle proprie case, sfollati e giovani rivendicano l’autonomia della propria terra.
L’Europa oggetto di spartizioni, di prove di forza, di pesi e contrappesi economici deve reagire e tradurre i valori della pace, della solidarietà, della giustizia dei diritti umani, del sostegno al progresso e all’emancipazione dei suoi popoli in un’azione ferma che non può che essere l’incontro, il dialogo e la mediazione pacifica tra interessi contrapposti.
Come Donne Democratiche ci appelliamo alle Istituzioni, agli Stati coinvolti e a tutta la società civile perché questo tempo non sia un tempo di guerra, di violenza e di sopraffazione, dove solo la logica del patriarcato sovranista e militarista faccia da timone per uscire dalla tempesta della crisi in Ucraina.
Sappiamo cosa succede alle donne durante le guerre: violenze sistematiche, intenzionali e irreversibili. Sul corpo delle donne sono state attuate occupazioni nazionaliste, giustificando lo stupro di guerra che oggi, nei conflitti contemporanei, assume una valenza più complessa. E’ una parte strategica ed offensiva, una vera e propria “arma” sul campo di battaglia, che diventa appunto il corpo femminile, per l’annientamento totale del nemico.
Noi donne democratiche rivendichiamo l’importanza di una rivoluzione della cura, che sia anche una rivoluzione di pace non bellicosa ma costruttiva, dialogante e lungimirante.
Chiediamo all’Europa democratica che si faccia sentire, non come un terzo elemento accessorio tra Stati Uniti e Russia ma, forte della sua esperienza secolare, come un’Unione di popoli che, nella propria tradizione, custodisce il seme dell’accoglienza, delle differenze, della convivialità delle nazioni, dei diritti umani e della democrazia civile e sociale. Ora è il momento di alzare la voce per la pace!