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In riferimento al dibattito sul tema della relazione tra geotermia e CO2 in Toscana (area geotermica tradizionale e Amiata), alla luce di due nuovi studi scientifici presentati e discussi durante il workshop svoltosi a Larderello il 13 e 14 dicembre con la partecipazione di Università, Enti di Ricerca, Aziende e Istituzioni, Enel Green Power precisa che non si tratta di studi dell’Azienda, bensì di scienziati ed esperti del settore che hanno coinvolto tra gli altri professori e ricercatori dell’Università di Pisa, del Politecnico di Milano, de “La Sapienza” di Roma e del CNR. Enel Green Power, attraverso i responsabili dei settori specifici per le materie oggetto degli studi, ha messo a disposizione dati e competenze come richiesto dai referenti scientifici che hanno condotto l’attività di studio e di ricerca. Si tratta di evidenze scientifiche e non di posizioni aziendali.
A questo proposito, è utile sottolineare che questi due recenti studi pubblicati su Energies, prestigiosa rivista scientifica internazionale multidisciplinare dedicata all’energia, rivelano che nelle aree geotermiche della Toscana le emissioni di gas serra (CO2 e CH4) non aumentano in relazione all’attività geotermica ma restano costanti ripartendosi tra emissioni naturali ed emissioni dagli impianti geotermici, che sostituiscono esattamente quelle che diminuiscono per via naturale.
Gli studi, infatti, sono riusciti a ricostruire l’emissione di CO2 precedente alla produzione geotermoelettrica. Da questi dati appare evidente che le emissioni delle centrali geotermoelettriche sono sostitutive di quelle naturali: la riduzione delle emissioni naturali, che segue l’entrata in esercizio di una centrale geotermoelettrica, infatti, è del tutto equivalente alle emissioni della centrale stessa, quindi l’impatto netto è nullo.
Giova, infine, ricordare che in questo tipo di analisi occorre considerare l’intero campo geotermico e parlare in termini di contributo netto in atmosfera del “sistema integrale”, costituito dalle centrali e dal territorio circostante, che non produce alcun contributo aggiuntivo di CO2 in atmosfera rispetto alla condizione naturale, perché gli studi dimostrano che la CO2 non viene prodotta durante il ciclo produttivo di elettricità ma si genera per l’effetto termico che si verifica a grandi profondità e a temperature altissime.
Inoltre, oggi i fluidi geotermici in uscita dalle 34 centrali toscane sono filtrati dagli impianti AMIS (Abbattimento Mercurio e Idrogeno Solforato). Quindi, sia nell’area tradizionale di Larderello che in Amiata, le emissioni degli impianti sono molto ridotte rispetto a quelle che avverrebbero naturalmente.
Prendendo in considerazione quanto emerso dai due studi scientifici suddetti, il concetto di emissioni sostitutive è stato recepito nello studio LCA (Life Cycle Assessment), effettuato da Rina Consulting relativo alle centrali geotermiche italiane, aggiornamento di quanto già sviluppato su richiesta dell’Unione Europea.
La geotermia toscana, dunque, è una risorsa rinnovabile e a zero emissioni (essa rappresenta il 70% della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in Toscana e copre il 34% circa del fabbisogno elettrico regionale), il cui sviluppo sostenibile può contribuire al contenimento delle emissioni climalteranti e alla transizione ecologica, a maggior ragione se si considera che la geotermia rappresenta una ricchezza anche dal punto di vista termico per l’utilizzo del calore che fornisce riscaldamento ed acqua calda a case, esercizi commerciali, aziende artigianali ed agricole.