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Carolina Morace ex giocatrice, oggi allenatrice, ha scelto di prendere parte alla rubrica “Campionesse”, il documentario narrato da Rakuten Tv.
Carolina, in questa lungaintervista, usa parole dure che mettono in luce i veri problemi del settore femminile ad un passo dal professionismo. Cercando così di spingere le federazioni a prendere coscienza che non possiamo continuare a proporre modelli maschili per le “giocatrici donne”.
Morace nella trasmissione esegue una giusta valutazione con i modelli femminili nel mondo del pallone, “che non sono stati tutelati. Nell’entourage dell’Italia femminile, al contrario di quella maschile, non ci sono ex giocatrici. Ma perché? C’è gente che nel settore non ha praticamente alcuna esperienza, mentre ex calciatrici con 70 presenze in azzurro stanno a guardare. Prendete una Betty Vignotto, che è stata un’icona, è nella Hall of Fame, ha fatto il presidente, ha fatto tutto, che cosa deve fare di più per meritare spazio? Io vedo figure messe lì. figure che non danno fastidio. Il calcio femminile deve essere in mano a chi lo conosce e chi ne ha fatto la storia”. E prosegue: “Sento parlare di un campionato a 10 squadre? Ma è una scelta per andare avanti o che intralcerà e basta? Io sono più per la seconda, anche perché non c’è niente del genere in Europa. Che scopo ha? Il risparmio sui costi? Il professionismo serve, ma di certo non con le 10 squadre.
Chi prende decisioni del genere evidentemente non ha a cuore il calcio femminile. Anche tra le società professionistiche, alcune sono aperte perché hanno una cultura, altre no, dipende dalle persone. Alcuni presidenti qui si muovono solo per guadagnare, mentre all’estero c’è chi lo fa anche per mettere in pratica valori come l’inclusione e della non omofobia. La Juventus però sta lavorando bene, altri ‘sopportano’ il calcio femminile e si vede.
Noi giocatrici cerchiamo pari dignità rispetto al calcio maschile, che non vuol dire parità salariale visto che gli uomini muovono una quantità di soldi mille volte superiore, ma significa avere le stesse possibilità di crescita. Questo si ottiene mettendo le persone giuste al posto giusto, perché ancora oggi ci sono responsabili del calcio femminile che dicono ‘speriamo che questa moda finisca’. Ma dove vogliamo andare?”.
Fonte: calciofemminileitaliano.it