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Potere al Popolo Pisa al fianco dei 400 lavoratori precari del CNR

Niente di nuovo sotto al cielo nel mondo della ricerca del “bel paese”: la tanto decantata ripresa del Governo Draghi si scontra con la realtà fatta di precariato e sfruttamento strutturali.

È il caso dei lavoratori e delle lavoratrici “comma 2” del Consiglio Nazionale di Ricerca, che dal 2017 stanno aspettando la loro stabilizzazione! Oggi invece le dichiarazioni della dirigenza parla di sole 50 assunzioni stabili entro il 2021 mentre sono 400 quelli che attendono in graduatoria, ricercatori e assegnisti precari per periodi che arrivano in molti casi a superare i 10 anni.

Al di là delle chiacchere che arrivano costantemente dai banchi governativi in merito all’eccellenza della ricerca italiana, ancora una volta è evidente l’assenza di volontà politica nel garantire una prospettiva stabile ai ricercatori italiani. Riprendendo le parole dei lavoratori organizzati dall’Unione Sindacale di Base, scesi in presidio e incatenatisi di fronte al CNR di Pisa, la dirigenza dell’Ente, pur avendo a disposizione le risorse disponibili per garantire la stabilizzazione, sceglie di non farlo.

Scelta che rientra nel più generale processo di ristrutturazione che il Governo Draghi sta portando avanti nel nostro paese. Nel caso del CNR si negano anche la stabilizzazione dei precari per i quali esistono già i fondi stanziati con la Legge Madia: parliamo di 33 milioni per la maggior parte derivanti dal Decreto Rilancio a disposizione del CNR di cui l’ente, nella persona della sua Presidente Maria Chiara Carrozza, ha intenzione di usarne soltanto 3,3 milioni

L’art 100 della legge di bilancio parla esplicitamente di riorganizzazione del CNR, assegnando al presidente il compito di adottare il “Piano di riorganizzazione e rilancio del CNR”, per la cui realizzazione è prevista l’istituzione da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca, di concerto a quello dell’economia e delle finanze, di un Comitato strategico (Supervisory Board) composto da 5 esperti di “comprovata competenza ed esperienza” nazionale ed internazionale.

Con questi atteggiamenti dirigistici, autoritari e contro i lavoratori la condizione alla quale si sta condannando il mondo della ricerca è quella della costante privatizzazione del settore e della subalternità del mondo delle imprese, scaricando i costi di queste scelte sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici.

Come nel 2017, quando l’occupazione al CNR di Pisa contribuì grandemente alla vittoria dei lavoratori con la stabilizzazione di oltre 1.400 di essi, oggi sosteniamo chi non abbassa la testa di fronte a tutto ciò, anche grazie all’USB, che non accetta compromessi con il Governo dei padroni e della Confindustria guidato da Mario Draghi.

Anche per sostenere questa lotta saremo in piazza il prossimo 4 dicembre per il No Draghi Day.