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Helen Nkwocha è una creatrice di storia: dopo essere diventata la prima donna ad allenare una squadra maschile di alto livello in Europa, la Nkwocha ad oggi è il capo ad interim del club faroese Tvoroyrar Boltfelag.
A Sky Sports News dichiara di aver fatto la storia come il primo allenatore donna di una squadra maschile di alto livello ma non si considera un pioniera.
Helen è alla guida del club delle Isole Faroe, il Tvoroyrar Boltfelag, che – con appena tre punti all’attivo – è già destinato alla retrocessione.
Il club faroese, uno dei più antichi del paese, ha passato le redini a Nkwocha, che crede che il suo background nelle giovanili l’abbia preparata per l’ulteriore controllo di guidare una squadra maschile senior.
“Non mi vedo come un pioniere, ma so che c’è un diverso livello di controllo“, ha detto Nkwocha, È una meravigliosa opportunità che devi essere pagato per fare il tuo hobby. Come allenatore è fantastico. Lo vedo solo come se stessi cercando di fare ciò che mi piace davvero fare e cercando di essere davvero bravo – ed essere pronto per il controllo che otterrai. So che le persone probabilmente guarderanno più attentamente alle mie sessioni, guarderanno più attentamente a come comunico.
Ed ha aggiunto: “Sono consapevole che c’è un profilo, un’aspettativa quando le persone sono consapevoli che c’è un allenatore donna, un allenatore nero. Il suo certificato di allenatore di alto livello, che dice è alla pari con gli allenatori della prima squadra, l’ha vista premiata con l’opportunità di guidare il club per il resto della stagione”.
Nkwocha, che in precedenza ha allenato negli Stati Uniti e in Cina, spera che le sue esperienze possano ispirare più allenatrici donne.
Tuttavia, attribuisce al suo percorso professionale l’etica e le capacità lavorative, non nient’altro, e ha elogiato la mentalità dei suoi datori di lavoro, come Tvoroyrar Boltfelag.
“Penso che sia una testimonianza assolutamente fantastica della mentalità delle persone che mi hanno impiegato. Mi hanno assunto per lavorare con i loro giovani giocatori e se non avessero avuto quella mentalità avrebbero cercato [allenatori] simili a quelli che avevano prima. Aveva senso, era solo un caso in cui le persone riconoscevano quanto fosse di mentalità aperta il club. Questo è ciò che si è discusso, ‘oh, è una donna’. Per il club, non credo che abbiano questa percezione. Mi vedono, giustamente, solo come un buon allenatore”.
Fonte: www.calciofemminileitaliano.it