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Volterra, prorogata al 9 gennaio la mostra in palazzo priori “In Aegmaete” e “Siamo un infinito viaggiare”

Stefano Tonelli torna in questa amata città 29 anni dopo “Volterra dell’angelo”, un progetto espositivo che aveva dedicato ad un piccolo angelo della Badia Camaldolese.

Per questa mia “presenza” a Palazzo dei Priori di Volterra – dichiara Stefano Tonelli – ho attinto alla Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi riflettendo su un passo fondamentale di questo scritto: “Videmus per speculum in aenigmate” (Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa, nell’enigma). Attraverso l’immagine dello specchio che mostra enigmi, la lettera paolina sembra stata scritta “non ieri”, ma oggi e descrive fin troppo bene il momento di crisi, di catastrofe e cambiamento che il nostro tempo sta attraversando” Le venticinque tele e le due installazioni in mostra, infatti, raccontano la drammatica fase storica che il mondo sta attraversando. “Spaventati dalla pandemia, lusingati e violentati dalla tecnologia, smarriti nell’infodemia – continua l’artista – assistiamo a un totale cambiamento “vedendo” sempre meno, in modo confuso come, appunto, in uno specchio. Guardiamo molto, vediamo poco”. Le ultime opere che Tonelli presenta in questo antico palazzo richiedono proprio il saper vedere, l’osservazione, la ricerca, il silenzio. Inoltre, l’installazione “di terra, memoria e naufragio” aiuta i fruitori a stare più vicini alle tele e seguire meglio il percorso narrativo. «I segni sono segni, la pittura è la pittura – ribadisce Tonelli. Le tele sono seme d’interrogazione tra ciò che appare e ciò che è, tra il vivere ed il dover morire, cercando un senso a questo transito». Tra queste tele ce ne sono nove realizzate da fine febbraio ai primi di maggio del 2020, nella prima fase della pandemia. Esse sono eseguite con una fibrillazione di segni minuscoli come testimonianza cronologica di quello smarrimento, di quella tempesta arrivata non all’improvviso. «Ricordo le parole di Papa Francesco – conclude Tonelli – in quella straordinaria piazza San Pietro, completamente vuota, bagnata da una pioggia che sembrava non avere fine. “Come potevamo pensare di vivere sani in un mondo malato?”. E intorno gli echi delle ambulanze e le immagini delle bare nei camion militari di Bergamo. Adesso è passato poco più di un anno, le cose a livello sanitario sembrano andare meglio. Che facciamo? Se ripartiamo da dove eravamo rimasti credo che andremo incontro a nuove rovine. Se decidiamo di iniziare di nuovo forse potremo invertire il corso della storia e incamminarci verso un nuovo umanesimo ed un nuovo rinascimento. L’uomo che si interroga nell’enigma dovrà scegliere, dovrà vedere in profondità confidando nella sacralità del proprio libero arbitrio».L’atmosfera sonora che accompagna l’esposizione è a cura di Danny Lloyd, il quale, sul brano “Erbame dich, mein Gott”, dalla Passione secondo Matteo di J.S. Bach, interviene con sonorità e rumoristica inerente alla prima fase pandemica del 2020.