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E’ arrivato il 13 luglio grazie al progetto coordinato da comunità di Sant’Egidio e Associazione dei Tutori Volontari della Toscana. La Società della Salute si farà carico delle spese d’accoglienza. Progetto approvato all’unanimità dall’Assemblea dei Soci. La presidente Gambaccini e gli assessori Bertini (Vicopisano) e Guainai (Cascina): “I corridoi umanitari sono una buona prassi da rafforzare e incentivare’’.
Lui l’inferno se l’è lasciato alle spalle un mese fa. Quello dell’Afghanistan, in cui già s’intuiva ciò che sarebbe accaduto di lì a poco. E quello dei campi profughi di Lesbo, l’isola dell’Egeo divenuta area di sosta a tempo indeterminato per i profughi in fuga dai conflitti medio-orientali. Adham (nome di fantasia per tutelarne la privacy) vi ha trascorso gli ultimi due anni della sua adolescenza. Prima di salire su quell’aereo atterrato a Fiumicino il 13 luglio scorso, nell’ambito del programma “Corridoi Umanitari’’ realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio insieme alla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese e Cei-Caritas e grazie ad un progetto congiunto fra l’Associazione dei Tutori Volontari della Toscana e le comunità di Sant’Egidio di Pisa e Livorno, a cui ha aderito anche la Società della Salute della Zona Pisana, che coprirà tutte le spese di accoglienza.
Adham adesso è al sicuro, ospite di una comunità per minori del territorio pisano ed è in attesa del colloquio per formalizzare la richiesta di asilo politico. Eppure continua ad aver paura: “E’ in contatto quotidiano con la famiglia, rimasta in Afghanistan – racconta Maria Atzeni, responsabile dell’unità funzionale assistenza sociale della SdS Pisana -: il padre si è barricato in casa insieme alle due figlie nel timore delle reazioni dei talebani. E’ molto preoccupato per la sorte dei propri cari ed amici rimasti in patria”.
Per lui, invece, il futuro è in Italia. Il progetto è stato sottoposto all’attenzione dell’assemblea dei soci della SdS da Valentina Bertini e Giulia Guainai, assessori alle politiche sociali, rispettivamente, dei comuni di Vicopisano e Cascina. Ma ha messo d’accordo fin da subito ed è stato approvato all’unanimità. “I corridoi umanitari sono una di quelle buone prassi da potenziare e rafforzare il più possibile proprio per la tutela dei diritti delle persone più vulnerabili, ovunque esse si trovino per non costringerle a rischiare la vita in fughe sui barconi o nella lunga marcia della rotta balcanica” dice Guainai. “Quando ci è arrivata la richiesta, nel dicembre scorso, l’attuale scenario afgano era di là dall’essere immaginato, ma non cambia la sostanza del progetto e del messaggio che porta con sé – aggiunge Bertini -: si può migrare regolarmente e in sicurezza senza dover mettere a repentaglio la propria vita”. Anche per la Presidente Gianna Gambaccini, comunque, “incentivare i corridoi umanitari è auspicabile anche per ridurre il traffico di clandestini e controllare gli arrivi-: con questo progetto vogliamo dare anche un segnale concreto per dire basta ad un’immigrazione incontrollata”
L’iniziativa, che coinvolge anche il Comune di Livorno (dove sono stati accolti due minori) e la SdS dell’area fiorentina Nord-Ovest (un “under 18” accolto), è sostenuto anche dal Tribunale per i Minorenni di Firenze, in accordo con la Procura minorile: “Fin dall’inizio ci siamo impegnati nel sostegno del progetto, organizzando a monte lo svolgimento della procedura per ciascuno dei ragazzi, così da garantire già al momento dello sbarco all’aeroporto l’inizio della procedura come previsto dalla legge Zampa e l’ immediato affiancamento di un tutore volontario – spiega il Presidente del Tribunale per i Minorenni Luciano Trovato. Gli enti coinvolti hanno lavorato in maniera concertata, con il contributo fondamentale di tutti i livelli: la Comunità di Sant’Egidio come organizzatore ufficiale del Corridoio; l’Associazione Tutori MSNA Regione Toscana come coordinamento dei rapporti tra le istituzioni; il Comune di Livorno e le Società della Salute dell’Area Pisana e dell’Area Fiorentina Nord-Ovest quali organizzatori e sostenitori dell’accoglienza, anche sul piano finanziario. Penso che si possa identificare questo percorso come un nuovo modello di accoglienza pensato e rivolto a questi minori in condizioni di particolare vulnerabilità, replicabile in altre occasioni e adottabile da qualsiasi territorio voglia contribuire ad affrontare queste delicatissime situazioni”.