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Se dalla “noia al tempo della peste” nasce un libro ‘per gente ammodino’: presentazione del volume a Tirrenia

In libreria e online è già super richiesto. È il volumetto, per “gente ammodino” (questo il sottotitolo), con i “Detti pisani” (Pacini Editore, 70 pagine; 5 euro), il cui autore, Stefano Renzoni, storico dell’arte e “pisano senza vergognarsene troppo”, raccoglie e spiega, in modo ora irriverente ora persino malinconico, modi di dire ed espressioni colorite entrate chissà quando e chissà come nel lessico quotidiano.

Un lessico assolutamente familiare, insomma, e se vogliamo (finalmente) anche ‘politicamente scorretto’ che viene raccontato e indagato con leggerezza nella sua etimologia, persino antropologica, e accompagnato dalle illustrazioni di Raffaele Silvestri, giovanissimo grafico laureato all’Accademia di Belle Arti di Carrara.

Nei 50 “Detti pisani”, la ‘gente ammodino’ troverà la spiegazione di modi di dire come “ber mi’ Romeo”, “ir budello di tu ma’”, “levare il fumo alle stiacciate”, “Taralla, che morì senz’assaggialla”, “ma voi insegna’ a babbo a pipa’”, conoscerà l’origine di locuzioni come “buo punzone” e la sua variante “buo levere”, “culo sudicio (aver il)”, ritroverà memoria di parole in disuso come “baogigi” o “fiammata”, e si inoltrerà nella comprensione di aggettivi come “bella farda”, “manfruito”, “cardeo” o “peoro”.

Il libro, la cui uscita è stata anticipata nei giorni scorsi sulla pagina facebook “L’immagine di Pisa”, fondata da Stefano Renzoni durante la pandemia per “condividere le cose di Pisa e anche la noia”, ha già registrato un altissimo numero di prenotazioni in libreria e sui siti di Pacini Editore e di vendite online di libri. I “Detti” ora pubblicati sono difatti una selezione, con l’aggiunta di alcuni inediti, degli scritti che Renzoni ha pubblicato sull’Immagine nei giorni della segregazione dovuta alla pandemia.

“In periodi storici meno triviali di questo – scrive Stefano Renzoni nella introduzione intitolata ‘La noia al tempo della peste’ – una personcina ammodo ne avrebbe tratto giovamento per espiare peccati praticati da anni o coltivare letture giudiziose e dense, esercizi spirituali o per meditare su quanto tutto sia flebile e vano”. “Per me invece – prosegue – la pandemia ha significato noia: una noia mortale e immedicabile. Giornate incolori e prive di emozioni che non fossero quelle relative alla conta degli ammalati sentita in tv e alla visione delle registrazioni della Freccia Nera o del Tenente Sheridan. Venni preso da una voglia compulsiva di leggerezza, di perdermi in cose vacue e leggere e frequentare i social scrivendo qualcosa per ridere”. “Per questo motivo, non per altro – spiega quindi l’autore – iniziai a scrivere alcune bagatelle trovando nella mia città una virile trascuratezza, una disillusione dolcissima che ci permette di prenderci in giro, col solo scopo di ingannare la noia e di sorridere”. Perché in fondo, come racconta Renzoni nel detto “Ir budello di tu ma’”, “la classe del pisano è come l’araba fenice di Metastasio ‘che vi sia ciascuno lo dice, dove sia nessun lo sa’”.

Il libro sarà presentato sabato 11 settembre alle 18.30 al Golf Club di Tirrenia. Seguirà comunicato stampa con dettagli e modalità di partecipazione.