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I lupi sono entrati diciassette volte nelle stalle pisane. A certificarlo sono state le denunce da parte degli allevatori nel 2019. Sette le aziende “colpite”. Ma gli attacchi (e le aziende) a subire le predazioni da parte di ibridi e lupi, sono molti di più. Almeno il doppio rispetto a quelli denunciati e risarciti dalla Regione Toscana secondo Coldiretti Pisa.
A poche settimane dall’ultimo episodio a Santa Luce, arriva la prima risposta da parte della Regione Toscana che, su pressing di Coldiretti, ha finalmente istituito una “task force” con l’obiettivo di salvare le centinaia di pecore e capre sbranate, mucche sgozzate e asinelli uccisi dai predatori. Una iniziativa che ha trovato il plauso di Coldiretti che proprio recentemente aveva stimato in almeno 5000 gli attacchi complessivi in tutta la regione negli ultimi dieci anni. 520 quelli denunciati da 210 aziende nel 2019. La task force si occuperà di affrontare e fronteggiare le problematiche causate agli allevamenti dalle popolazioni di lupo, ibridi cane lupo e cani inselvatichiti incustoditi. “Ringraziamo la vicepresidente della Giunta con delega all’Agroalimentare Saccardi per aver compreso la delicatezza e gravità del problema, con i casi emblematici che abbiamo avuto modo di illustrare nel corso anche di un recente incontro. – commenta Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Pisa, nonché Presidente Coldiretti Toscana – Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti e dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio”.
Non si possono lasciar morire pecore e vitelli e costringere alla fuga – insiste Coldiretti Toscana – decine di famiglie che da generazioni popolano le montagne, ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane. La presenza di branchi di lupi sta scoraggiando in molte aree l’attività di allevamento mettendo a rischio anche il tradizionale trasferimento degli animali in alpeggio che, oltre ad essere una risorsa fondamentale per l’economia montana, rappresenta anche – sottolinea ancora la principale organizzazione agricola – un modo per valorizzare il territorio e le tradizioni culturali che lo caratterizzano.
“Senza i pascoli – analizza ancora Filippi – le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città. Negli ultimi anni si è infatti reso necessario un continuo vigilare su greggi e mandrie al fine di proteggerle da attacchi di lupi e cani randagi poiché recinzioni e cani da pastori spesso non sono stati sufficienti per scongiurare il pericolo. La frequenza degli attacchi da parte dei lupi, non solo in alta montagna, è ormai davvero elevata”. Per far fronte a quella che è una vera e propria emergenza nazionale, Coldiretti sta portando avanti il lavoro ministeriale affinché il problema sia contenuto ma occorre lavorare anche sulla prevenzione con la realizzazione di opere di protezione, quali ad esempio la costruzione-ristrutturazione delle stalle, i sistemi fotografici di allarme e la costruzione di recinti per la permanenza notturna degli animali. E’ anche necessario – aggiunge Coldiretti – garantire efficienza ed efficacia nel sistema di accertamento e risarcimento dei danni per garantire un completo reintegro della perdita di reddito affinché la convivenza tra l’animale e l’uomo non porti all’abbandono dell’attività di allevamento. “Non sarebbero solo gli allevatori a perderci, ma l’intera comunità poiché – conclude Filippi – i pastori attraverso la loro opera conservano e valorizzano la montagna e le sue tradizioni”.