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Pisa: legge contro la concorrenza sleale e contratti di filiera, la strategia di Coldiretti per salvare le stalle

Stop al latte ovino sottopagato tanto da non coprire nemmeno i costi di produzione, stalle strozzate e qualità dei prodotti caseari a rischio. Dalla legge contro la concorrenza sleale e dai contratti di filiera la risposta alla profonda crisi del settore ovino che solo in Toscana ha visto ridursi di un terzo nell’arco di un decennio il numero delle aziende ovicaprine. Ne è convinta Coldiretti Toscana che ha rilanciato, in occasione della presentazione di un progetto integrato di filiera interregionale sul settore ovino, una chiara strategia per salvare e rilanciare le stalle lasciando nelle tasche degli allevatori la giusta remunerazione. In Toscana si produce mediamente ogni anno tra i 117.000 e 130.000 quintali di formaggio complessivamente (tra Dop e non). 

All’incontro, che si è tenuto a Pisa, presso il caseificio Busti, hanno partecipato il presidente nazionale dell’Associazione Allevatori, Roberto Nocentini, lo specialista di contratti di filiera di Coldiretti, Alessandro ApolitoGiovanni Braion dell’Istituto Zoooprofilattico toscano ed il sottosegretario, Francesco Battistoni. L’iniziativa è stata coordinata dal direttore della federazione di Pisa, Francesco Ciarrocchi. “Coldiretti – ha annunciato il presidente regionale, Fabrizio Filippi – sta lavorando su due fronti. Il primo è quello di una legge nazionale contro la concorrenza sleale per rendere equa la distribuzione del valore lungo la filiera evitando che il massiccio ricorso alle offerte promozionali di una parte della Gdo non venga scaricato sulle imprese di produzione già costrette a subire l’aumento di costi dovuti alle difficili condizioni di mercato. Il secondo è rappresentato dai contratti di filiera che puntano a garantire trasparenza, lealtà ed equilibrio nei rapporti commerciali partendo dall’inderogabile costo di produzione. Senza il latte degli allevatori toscani il pecorino toscano, e così tutti gli altri prodotti caseari che si fregiano della toscanità, non esiste”. 

Il modello a cui si sta lavorando è quello applicato dal Caseificio Busti. “I contratti di filiera sono l’architrave di una strategia che la nostra organizzazione, attraverso anche esperienze come quella del caseificio Busti, sta sostenendo e che siamo certi porterà a quel risultato che è un obiettivo di grandissima importanza per la sopravvivenza ed il rilancio del settore ovi-caprino. I lupi, in questo caso, sono coloro che non riconoscono nemmeno il semplice costo di produzione agli allevatori che dovrebbe essere invece il punto di partenza per definire un prezzo equo, giusto e sostenibile per le stalle e per i prodotti caseari. Alle stalle, a tutta la filiera, serve uno strumento che sia in grado di definire costi, metodi di pagamento ed anche tempistiche. Un vero e proprio contratto a tutela del Made in Italy e la qualità dei nostri prodotti. – analizza ancora Filippi che rivendica alcun traguardi – L’etichettatura dell’origine del latte, era per molti allevatori un obiettivo impossibile ma il con lavoro, impegno e serietà, è arrivata grazie alla perseveranza Coldiretti. E questo vale per molti altri grande obiettivi che abbiamo portato a casa. Agli allevatori dico: restiamo uniti”. 

Tanti gli spunti arrivati dai relatori: “bisogna spezzare la catena del sottocosto – ha ricordato Ippolito – ed abituare il consumatore a percepire la materia prima agricola come valore aggiunto. Le politiche sleali nella grande distribuzione vanno a svantaggio sempre di qualcuno e quasi sempre sono le imprese agricole che invece sono l’elemento della filiera imprescindibile”. Si è parlato anche del bando sui riproduttori che la Toscana è pronta a pubblicare, misura ritenuta importantissima da Coldiretti così come si ritiene l’inserimento nel futuro Piano di Sviluppo Rurale del benessere animale.