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Andrà a un progetto di ricerca del Dipartimento di Chimica e Chimica industriale la borsa di dottorato intitolata alla memoria di Giulio Regeni istituita dall’Università di Pisa per ricordare e commemorare l’impegno del giovane ricercatore friulano, a costo della sua stessa vita, per la libertà della ricerca.
Chi quest’anno si aggiudicherà la borsa – il cui bando sarà pubblicato il prossimo 16 giugno – dovrà sviluppare un “Biosensore per la rilevazione di patogeni e la valutazione della qualità delle acque”, con periodi di ricerca da trascorrere tra Pisa, Barcellona e Tunisi.
“Tenere viva la memoria di Giulio Regeni con iniziative come questa borsa di dottorato, istituita dal nostro Ateneo ormai quattro anni fa, ci permette di non dimenticare mai quali sono i valori che devono animare il mondo della ricerca – ha commentato il Rettore Paolo Mancarella – In primo luogo quelli della libertà di pensiero, della tenacia e della solidarietà. Valori che la figura di Giulio incarna a pieno e che si ritrovano nel progetto che ha vinto quest’anno. Un progetto dedicato a un tema chiave come quello della qualità delle acque, centrale nella lotta contro la povertà e per i programmi di sviluppo sostenibile a cui l’Università di Pisa è particolarmente sensibile”.
Arrivata ormai alla quarta edizione, la borsa di dottorato intitolata a Giulio Regeni ha visto vincitori, negli anni precedenti, progetti di dottorato di Scienze politiche, Scienze agrarie, alimentari e agroambientali e Scienze giuridiche. Ogni anno, infatti, un’apposita commissione seleziona il progetto vincitore tra una rosa di candidature che arrivano dai più diversi ambiti disciplinari. La condizione è che la ricerca sia incentrata su tematiche in ambito di cooperazione e sviluppo in Paesi extraeuropei e che abbia carattere internazionale e interdisciplinare.
La borsa di quest’anno è andata a un progetto che sarà sviluppato nell’ambito del corso di dottorato in Scienze chimiche e dei materiali coordinato dal professor Gennaro Pescitelli e che avrà come supervisori interni Fabio Di Francesco, professore del Dipartimento di Chimica e Chimica industriale, e Arianna Tavanti, professoressa del Dipartimento di Biologia, e come supervisori esterni il professor Arben Merkoçi, dell’Istituto Catalano di Nanoscienza e Nanotecnologie (ICN2) di Barcellona, e il professor Noureddine Raouafi, del Dipartimento di Chimica dell’Università El Manar di Tunisi.
Il dispositivo da sviluppare durante il dottorato è un biosensore elettrochimico portatile a basso costo per la rapida identificazione di microrganismi associati a contaminazione fecale di fonti idriche, utilizzabile in loco da personale non specializzato. Il biosensore, fabbricato mediante stampa a getto d’inchiostro, identificherà il patogeno per mezzo di un sistema CRISPR/Cas programmabile per il riconoscimento di acidi nucleici di diverse specie batteriche e/o virus. Tale tecnologia permetterà la realizzazione di un dispositivo di facile integrazione in altri dispositivi portatili come lo smartphone, che fungerà da sistema di lettura.
Il progetto è stato selezionato perché promuove la formazione di capitale umano altamente qualificato in un settore innovativo e strategico come quello delle bio- e nanotecnologie. Inoltre, tale obiettivo è perseguito promuovendo la sinergica e fattiva collaborazione di tre centri d’eccellenza universitaria, che concorreranno allo sviluppo di una soluzione tecnologicamente avanzata per un problema di grande rilevanza, in particolare per i Paesi delle regioni del Mediterraneo orientale e africani, dove la contaminazione delle risorse idriche rappresenta una minaccia alla salute umana, alla sicurezza alimentare e alla sostenibilità degli ecosistemi.
Per i primi due anni chi si aggiudicherà la borsa di dottorato svolgerà la sua attività presso l’Università di Pisa, dove avrà modo di seguire i corsi previsti all’interno del Dipartimento di Chimica e quelli trasversali dedicati allo sviluppo delle soft skills. Verso la fine del secondo anno di dottorato si trasferirà a Barcellona e trascorrerà quindi gli ultimi 6 mesi a Tunisi per la validazione del dispositivo. Il lavoro di ricerca, comunque, sarà su base collaborativa durante tutto il percorso di dottorato, e l’interazione con i tutor esterni sarà garantita attraverso incontri periodici a distanza.