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In questi giorni abbiamo depositata, perché sia discussa e votata in Consiglio comunale, una mozione per chiedere al Sindaco di sollecitare il Governo e il Parlamento affinché sia garantito un adeguato rapporto docenti/alunni già dal prossimo anno scolastico per garantire la frequenza delle scuole in sicurezza e in modo che sia salvaguardata una istruzione di qualità.
La stampa cittadina ha già diffuso la notizia che in provincia di Pisa ci saranno, se le attuali disposizioni non vengono modificate, 30 classi in meno rispetto alle necessità delle scuole.
Ricordiamo che, nell’anno scolastico che volge al termine, a Pisa alcune classi hanno fatto didattica a distanza anche nei periodi in cui era consentita la frequenza perché mancavano aule di dimensioni adeguate al distanziamento mentre in altre classi i due metri di distanza tra i banchi e la cattedra sono stati possibili solo con l’uso di banchi di dimensioni ridotte, in deroga quindi alle norme sull’ergonomicità.
Ricordiamo anche che la pandemia ha solo aggravato le difficoltà per l’inclusione effettiva e la garanzia del diritto all’istruzione nelle classi troppo numerose. Non bisogna dimenticare che, anche nella ricca Toscana, il fenomeno della dispersione scolastica è significativo. Uno strumento importante per farvi fronte è facilitare il passaggio da una scuola all’altra anche in corso d’anno. Ma con le classi saturate questo diventa impossibile.
Nella nostra mozione mettiamo in evidenza che il DPR 81 del 2009, in base al quale da 12 anni si stabiliscono i criteri per la formazione delle classi, era stato emanato in applicazione di un piano programmatico di contenimento della spesa per l’Istruzione di durata triennale, previsto dall’art. 64 comma 3 della legge n. 133/2008 e che il triennio, relativo agli anni scolastici 2009/2010, 2010/2011, 2011/2012, è ampiamente decorso.
Le classi pollaio continuano a minare il diritto all’istruzione e, con la pandemia in corso, quello alla salute e alla sicurezza, a causa di una norma di legge obsoleta che ci si ostina a mantenere. I risparmi che ci si era prefissi di ottenere in 3 anni, dopo 12 anni si sono quadruplicati.
Ora che l’Italia riceverà dall’Europa, con il Recovery Fund, più di 200 miliardi, diventa paradossale e inaccettabile che si continui a risparmiare sulle spese per l’istruzione, come se fosse un lusso e non un diritto costituzionalmente garantito, invece di stanziare finalmente risorse adeguate per ridurre significativamente il numero di alunni per classe e per individuare ed adeguare nuove aule per fare lezione. È questa la riforma più urgente di cui la scuola ha bisogno: non un rapporto più stretto con le imprese, ma un sistema in cui ci siano spazi ed insegnanti adeguati per curare il processo di apprendimento di ogni studente.
Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile