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Un albero di mandorlo piantato nel cortile del Polo della Memoria “San Rossore 1938” coltiverà la memoria dei 30.000 dissidenti che sparirono in Argentina negli anni della dittatura militare, originata 45 anni fa con il golpe del 24 marzo 1976 e durata fino al 1983. La breve e sentita cerimonia di piantumazione si è svolta mercoledì 19 maggio, con gli interventi del rettore dell’Università di Pisa, Paolo Maria Mancarella, dell’ambasciatore dell’Argentina in Italia, Roberto Manuel Carlés, e del referente per la Toscana dell’Associazione “24marzo Onlus”, Hugo Singh Chuhan. Hanno partecipato all’iniziativa il sindaco Michele Conti, il prefetto Giuseppe Castaldo, il professor Saulle Panizza, direttore del Centro per l’Innovazione e la DIffusione della Cultura (CIDIC), e rappresentanti delle università e delle istituzioni pisane.
Con la cerimonia di piantumazione l’Università di Pisa aderisce all’iniziativa “Plantamos Memoria” che accoglie l’appello di Vera Vigevani Jarach, delle madri e delle nonne di Plaza de Mayo che, in occasione del 45° anniversario del golpe argentino, hanno dato vita a questa campagna grazie alla quale saranno piantati in giardini privati e pubblici 30.000 alberi, tanti quanti i desaparecidos. “Un gesto forte – ha dichiarato il rettore Mancarella nel suo intervento – nel cui valore simbolico vi è tutta l’urgenza di ristabilire il legame spezzato tra memoria, verità e giustizia… Un albero per non dimenticare i 30.000 che 46 anni fa sparirono nel nulla, vittime di un regime tra i più crudeli di sempre, deciso a cancellare ogni forma di opposizione; un albero per ricordare tutti coloro che nel tempo sono stati inghiottiti dalle pagine più oscure della storia umana; un albero perché l’essere umano smetta di assistere passivamente a quanto gli accade intorno e perché tutto ciò non si ripeta mai più”.
“Sono passati 45 anni dal colpo di stato in Argentina, rimasto impunito per oltre 20 anni – ha detto l’ambasciatore Roberto Manuel Carlés – fin quando nel 2004 è iniziato un processo di inchiesta sul nostro passato. È però doveroso ricordare anche che durante tutti quegli anni sono state le madres e le abuelas di Plaza de Mayo che hanno tenuto viva la fiamma della memoria di quelli che hanno perso la vita a causa della dittatura. Quindi questo omaggio è per loro, loro sono l’esempio della fortezza del ‘Mai più’. Voglio ringraziare l’Università e la città di Pisa per averci accolto oggi e per averlo fatto in questo luogo simbolico che ricorda momenti oscuri del vostro passato. Guardiamo avanti sempre, pensando di costruire giustizia, memoria e verità”.
La dottoressa Ruth Dinslage, rappresentante dell’Associazione “24marzo Onlus”, ha letto la corrispondenza che Estela Barnes de Carlotto, presidentessa dell’Associazione “Abuelas de Plaza de Mayo”, ha indirizzato al rettore per ringraziare l’Università di Pisa. “Con questa campagna – ha scritto Estela Barnes de Carlotto – abbiamo sfidato la pandemia e siamo riusciti a portare la piazza in ogni casa e istituzione del mondo, perché quel ‘Mai più’ sia sempre attuale. Oggi l’Università di Pisa, grazie alla sua collaborazione, si inserisce in questo abbraccio solidale della nostra lotta”.
Subito dopo, la professoressa Marilù Chiofalo, docente del dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa e rappresentante dell’Associazione “24marzo Onlus”, ha letto il messaggio inviato da Vera Vigevani Jarach, madre de Plaza de Mayo Linea Fundadora e socia dell’Associazione “24marzo Onlus”. “Quando ero bambina, in Italia – ha scritto Vera Vigevani Jarach – si cantava a Maggio: l’inverno è passato, l’aprile non c’è più, è ritornato maggio al canto del cucù. Lo possiamo cantare assieme piantando un bell’albero, incontrandoci virtualmente nel luogo scelto che sarà la casa di questa pianta piccola, che, speriamo, crescerà bene e rappresenterà anche noi vecchi che non ci saremo certo più e tutti coloro che sono nel nostro cuore e pensiero per sempre come i nostri desaparecidos”.