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“Prendiamo le distanze dalle azioni violente ma il problema della sopravvivenza delle nostre attività resta intatto e ce lo portiamo dietro da ben 15 mesi”. Daniela Petraglia, storica ristoratrice pisana, presidente di ConfRistoranti Confcommercio stigmatizza gli episodi di violenza ai danni delle forze dell’ordine nella manifestazione di Roma: “Il ricorso alla violenza è sempre sbagliato e su questo non si discute. Ma è inutile negare che, dopo tanti mesi di quasi totale inattività, di impedimenti, di chiusure, il malcontento cresce necessariamente. Stanchezza, sconforto, incertezza, paura sono i sentimenti predominanti in tutti noi che ci vediamo cancellare il frutto di anni e anni di lavoro, risparmi, sacrifici e persino la dignità. In queste condizioni, basta una minima scintilla per scatenare disordini e caos, non escluso la presenza di infiltrati per creare scompiglio e strumentalizzare la protesta”.
“Siamo lavoratori onesti e perbene, e non siamo avvezzi alle manifestazioni che generano disagi e disordini” – aggiunge la presidente dei ristoratori: “Il messaggio di tutti noi e di chi manifesta pacificamente è quello di riaprire, in condizioni di sicurezza e nel rispetto dei protocolli validati dal comitato degli esperti. Non possiamo in alcun modo continuare a restare chiusi, siamo già ad aprile e rischiamo di perdere un’altra stagione. Eppure, non solo non esistono evidenze scientifiche sul fatto che locali e ristoranti siano luoghi di propagazione del virus, ma alla prova dei fatti hanno garantito sicurezza e distanziamento sociale. Abbiamo la piena responsabilità dei nostri clienti, la salute e la sicurezza sono al centro del nostro lavoro, perché lo scopo del nostro impegno è proprio quello di far star bene le persone, valorizzando convivialità e benessere”.
“Dopo oltre un anno, agli annunci non sono corrisposti i fatti, ai decreti che impediscono ogni fonte di entrata non abbiamo visto altrettanti decreti che bloccano ogni fonte di uscita” – aggiunge e conclude il direttore di Confcommercio Federico Pieragnoli: “Cosi facendo, per legge le imprese sono destinate inevitabilmente a morire, e questo non lo possiamo più accettare”.