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Confcommercio: “riaprire solo le attività che hanno i tavolini all’esterno significa prolungare di fatto il lockdown per oltre 116mila pubblici esercizi”

“Riaperture dei ristoranti all’esterno, è ancora troppo poco. Non è convinto delle cosiddette riaperture serali dei ristoranti in programma dal 26 aprile il direttore di Confcommercio provincia di Pisa Federico Pieragnoli: “Intanto non si parla più di tenere chiuso e basta, e questo è indubbiamente un primo segnale di discontinuità rispetto al passato. Certo però siamo davanti ad una proposta che non ci consente in alcun modo di fare salti di gioia, anzi” – ammette il direttore: “Come ha calcolato la Fipe a livello nazionale, riaprire solo le attività che hanno i tavolini all’esterno, significa prolungare di fatto il lockdown per oltre 116mila pubblici esercizi. Il 46,6% dei bar e dei ristoranti della penisola non è dotato di spazi all’aperto e questa percentuale si impenna se pensiamo ai centri storici delle città nei quali vigono regole molto stringenti. Insomma, la riapertura è molto molto parziale, considerando anche le condizioni atmosferiche tutt’altro che accoglienti per consumare all’aperto in questa stagione. Alla fine solo una piccola minoranza dei pubblici esercizi potrà seriamente usufruire di questa opportunità”.

Le richieste di Confcommercio sono quelle di “consentire la somministrazione anche all’interno dei locali, rispettando i protocolli di sicurezza e le opportune regole di distanziamento e magari spostando la lancetta dell’ora di chiusura almeno alle 23” – aggiunge Pieragnoli: “A queste condizioni la data da sola non basta, e non c’è davvero più tempo da perdere. Si deve consentire a tutte le imprese del settore di poter tornare a lavorare. Per quanto ci riguarda, stiamo predisponendo una lettera che invieremo a tutti i comuni della provincia, con la quale chiederemo la fondamentale collaborazione dei sindaci per concedere il maggior numero di spazi esterni extra anche agli esercizi che in questo momento ne sono totalmente sprovvisti. Lo consideriamo un atto dovuto, in un momento chiave per la sopravvivenza di tante imprese”.