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Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani nell’augurare un 2021 più sereno per tutti si propone di ricordare alcuni avvenimenti importanti che hanno contraddistinto la storia del nostro Paese per la forte implicazione civile e sociale ad essi collegati che si sono verificati nell’ultimo scorcio del mese di dicembre.
Il 12 dicembre 1969 indica una data tragicamente storica per la stagione di oscuri e sanguinosi eventi che inaugurerà: gli anni di piombo; infatti in tale giornata il primo ordigno di stampo eversivo verrà fatto deflagrare presso l’ex Banca Nazionale dell’Agricoltura, determinando la morte di 17 persone e rimanendo impresso nella memoria collettiva come la causa della strage di Piazza Fontana (Carlo Garavaglia, 67 anni; Gerolamo Papetti, 78 anni; Mario Pasi, 50 anni; Giulio China, 57 anni; Eugenio Corsini, 65 anni; Carlo Gaiani, 57 anni; Luigi Perego, 69 anni; Oreste Sangalli, 49 anni; Pietro Dendena, 45 anni; Carlo Silva, 71 anni; Paolo Gerli, 77 anni; Luigi Meloni, 57 anni; Giovanni Arnoldi, 42 anni; Attilio Valè, 52 anni; Calogero Galatioto, di 77 anni, Angelo Scaglia, 61 anni, Vittorio Mocchi). Nonostante alla fine di un lungo percorso giudiziario durato molti anni fossero stati individuati i colpevoli nella cellula estremista di Ordine Nuovo guidata da Franco Freda e Giovanni Ventura nessuno saldò il suo debito con la giustizia.
Il 17 dicembre del 1973 e il 27 dicembre del 1985 due attentati terroristici colpirono l’aeroporto di Fiumicino e avevano come comune matrice l’estremismo palestinese. Nel primo morirono 30 persone tra cui cinque italiani (l’ing. Raffaele Narciso, il funzionario Alitalia Giuliano De Angelis, di ritorno alla sede di Teheran con la moglie, Emma Zanghi, e la loro figlia Monica (9 anni) il finanziere ventenne Antonio Zara (Medaglia d’Oro al Valor Militare)). In tale agguato si contraddistinse anche la Guardia di P.S. Antonio Campanile che si oppose coraggiosamente all’azione criminale degli attentatori. La seconda strage invece comportò 13 vittime tra cui due italiani: Francesco Della Scala e Elena Tommarello.
Il 23 dicembre 1984, proprio due giorni prima di Natale, l’Italia venne insanguinata da una carneficina atroce non solo per le vite che spense, ma anche per le propaggini oscure che accompagnarono le indagini e le motivazioni dell’odioso atto: la strage del treno rapido 904, che collegava Napoli a Milano. Una bomba nascosta sulla griglia portabagagli venne fatta esplodere dentro il tunnel della Grande Galleria dell’Appennino. Mafia e terrorismo saldarono un patto di sangue per destabilizzare la nazione con lo spaventoso esito che ricordiamo: 16 morti, semplici cittadini, specialmente napoletani, in viaggio per le vacanze natalizie (Nicola De Simone, 40 anni, la moglie Angela Calvanese, di 33 anni, assieme ai figli Anna e Giovanni, di 9 e 4 anni di Somma Vesuviana; Giovanbattista Altobelli, operaio 51enne di Acerra; Abramo Vastarella, carpentiere napoletano di 29 anni; Lucia Cerrato, pensionata di 66 anni; Carmine Moccia, operaio avellinese di 30 anni; Federica Taglialatela, studentessa di Ischia di appena 12 anni, e suo padre Gioacchino, geometra di 50 anni; Anna Maria Brandi (26), Susanna Cavalli (22), Pier Francesco Leoni (23), Luisella Matarazzo (25), Valeria Moratello (22) e Maria Luigia Morini (45)).
Desideriamo rivolgere un pensiero anche per tutti i colleghi e operatori della scuola morti a causa del Covid 19 e spesso non ricordati dai media o da fonti ufficiali. Tutte persone in servizio in ossequio al ruolo che ricoprivano in un momento difficile che non si sono sottratte al loro dovere; perché il loro sacrificio costituisca un monito, ci auguriamo che vengano garantiti il diritto all’istruzione e il diritto alla salute, entrambi tutelati dalla nostra Costituzione, la quale proprio il 1° gennaio compie 73 anni dall’entrata in vigore.
“Quante volte ho incontrato a Milano, a Brescia, a Bologna, le famiglie che chiedevano giustizia, ed avevano di fronte processi durati anni ed anni, che proprio al momento di stringere prove e responsabilità sono andati in fumo. Spesso ci si accorgeva che le indagini non erano state fatte, o fatte
in direzione sbagliata, o carenti su punti fondamentali. Così quanta amarezza, sfiducia, e sentimento di una offesa forse addirittura più grave della perdita del proprio congiunto! Se oggi ci ritroviamo a commemorare nuove vittime di una strage che ripete nelle tecniche e nell’obiettivo drammi già conosciuti, questo forse è anche perché non sono stati individuati e colpiti gli esecutori e i centri responsabili di quelle stragi.
Sulle istituzioni dello Stato, sul Governo in primo luogo ma anche sul Parlamento, su tutti coloro che operano per attuare la legge grava dunque una grande responsabilità che implica comportamenti concreti, scelte precise, capacità di azione e di analisi, compiuta e rigorosa, dei fenomeni eversivi, della loro composizione e qualità, delle connessioni e delle connivenze. E una responsabilità che non può essere elusa né rinviata: rinnoviamo oggi, per quanto è in noi, questo impegno solenne come debito verso i caduti, verso tutto il popolo italiano. (Nilde Iotti, Discorso Sull’attentato del treno Napoli Milano, Seduta del 27 dicembre 1984)
In ricordo di tutte le vittime il CNDDU lancia l’hashtag di fine anno #eppurenonpossiamotacere. Il nostro ruolo è e rimane quello di sensibilizzare e proporre azioni educative a tutela dei diritti civili a prescindere da qualsiasi forma di disaffezione umanitaria nei confronti dell’alterità. Ogni studente diventi una sentinella d’umanità nel mondo e abbia l’obbligo di ricordare il passato in funzione del suo futuro.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU