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Diritti in Comune: “Decaduto il ricorso al Consiglio di Stato, la giunta non ha più alibi contro la moschea”

C’è voluto un nostro question time in Consiglio comunale per smascherare, ancora una volta, il sindaco e la giunta: il Comune di Pisa ha dovuto rinunciare a ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR che annullava tutti gli atti riguardanti la costruzione di un centro culturale e di un luogo di culto per la comunità islamica, atti inseriti strumentalmente all’interno della variante sulla riqualificazione dell’Arena Garibaldi.
La rinuncia era inevitabile dopo che il Ministero dei beni culturali aveva ritirato il suo ricorso. Alla fine, infatti, nonostante i ripetuti annunci barricaderi, la giunta Conti non ha mai presentato un proprio ricorso autonomo al Consiglio di Stato, ma si è appoggiata a quello ministeriale.
La maggioranza avrebbe voluto nascondere questa sconfitta sonora, ennesima e senza appello. Una volta scoperto, invece, il sindaco Conti ha dichiarato che “non andare dinanzi al Consiglio di Stato non significa, automaticamente, dare il via libera alla moschea”. Queste dichiarazioni suonano vuote e strumentali, specialmente ora che la Soprintendenza ha dato via libera al nuovo progetto del centro culturale, attestando che sono state recepite le prescrizioni richieste. 
Il sindaco vorrebbe far dimenticare le proprie responsabilità, affermando che la contrarietà della sua giunta al progetto “si basa su motivazioni tecniche e urbanistiche”. Peccato che la realtà sia del tutto diversa: la variante stadio è stata utilizzata dall’amministrazione a guida leghista per mascherare le proprie posizioni islamofobe e impedire la realizzazione della moschea, destinando inutilmente a parcheggi l’area di via Chiarugi. Questa tattica si è scontrata con la Costituzione italiana, che garantisce la libertà di culto e non tollera discriminazioni su base religiosa.
L’apertura di un centro di cultura e di un luogo di culto per la comunità islamica costituisce un elemento di forza e ricchezza per la nostra città: una città che riconosce il pluralismo e tutela la pari dignità sociale di tutte e tutti come elemento di sicurezza collettiva. Anche per questo chiediamo che il Comune proceda senza ulteriori alibi e ritardi al rilascio del permesso a costruire. In questi due anni e mezzo, la giunta ha sperperato per la propria propaga razzista i soldi dei cittadini e delle cittadine, attivando consulenze esterne e tenendo bloccati gli uffici. Per evitare che questo si ripeta, vigiliamo sull’iter amministrativo: abbiamo già chiesto di affrontare urgentemente la questione in commissione consiliare.
Diritti in Comune (Una città in comune, Rifondazione Comunista, Pisa Possibile)