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Si chiama “Vivere” perché quello è l’obiettivo: aiutare chi è stato maggiormente colpito dalla crisi economica e sociale innescata dalla pandemia a conservare una vita dignitosa. E’ un fondo, inizialmente finanziato dall’Arcidiocesi di Pisa con una dotazione di 450mila euro (300mila provenienti da fondi Cei 8xmille, 100mila da risorse della Caritas, 30mila dalla donazione di un privato, 12mila come rimanenza del prestito sociale di Regione Toscana e 8mila dalla Banca Popolare di Milano) a cui ha immediatamente aderito la Fondazione Pisa mettendo a disposizione altri 500 mila euro. In tutto, dunque, quasi un milione destinato alle famiglie e alle piccole imprese messe in ginocchio dalla pandemia che vivono nei territori della diocesi.
Tre le linee d’intervento del Fondo che saranno operative da lunedì 21 dicembre: la prima è rivolta alle persone e ai nuclei familiari rese fragili dalle conseguenze di Covid-19 e prevede un “prestito d’onore”, ossia senza alcun tasso d’interesse, fino ad un massimo di tre mila euro, gestito direttamente dalla Caritas diocesana. “Il modello a cui ci siamo ispirati è il “Prestito sociale” della Regione Toscana, cui anche noi abbiamo aderito fra il 2014 e il 2018 – spiega il direttore don Emanuele Morelli -: prevediamo, ovviamente, forme di restituzione flessibili e personalizzate in ragione della condizione specifica della famiglia”. Accanto questo intervento, sono previsti anche contributi a fondo perduto fino ad un massimo di mille euro, sempre erogati dalla Caritas, per tutte quelle persone che, ragionevolmente, non hanno la possibilità di restituire ma sono, comunque, alle prese con necessità urgenti e straordinarie cui dover far fronte.
Il terzo strumento economico-finanziario d’intervento, invece, riguarda le piccole imprese con maggiori difficoltà di accesso al credito, anch’esse alle prese con la crisi e prevede un finanziamento di 15mila euro, erogato attraverso la Banca Popolare di Lajatico da anni partner della Caritas diocesana nei progetti di microcredito.
La Fondazione Pisa sostiene proprio questa terza linea di intervento. Con il Documento programmatico approvato alla fine dello scorso mese di ottobre, infatti, con particolare riferimento al settore di intervento istituzionale del sostegno alle categorie sociali deboli, la Fondazione ha previsto l’istituzione di un apposito fondo per far fronte alle molteplici situazioni di fragilità conseguenti alla persistente pandemia da Covid- 19 che, nella situazione attuale, si stanno estendendo sia in termini quantitativi che qualitativi.
Nell’ambito di tale iniziativa, infatti, una linea di azione specifica è stata indirizzata a sostenere, nelle forme ammesse dal proprio ordinamento di settore, le realtà micro imprenditoriali che, in ragione delle loro dimensioni, stanno risentendo maggiormente della attuale situazione di crisi economica. Ciò con l’obiettivo di preservare il tessuto micro-economico attualmente esistente, ove reputata effettivamente possibile una ripresa della singola attività di volta in volta interessata. Muovendo in questa direzione, è stato individuato nella Caritas diocesana, con l’iniziativa “Vivere”, l’interlocutore istituzionale di riferimento in queste circostanze.
La Fondazione ha quindi ritenuto di concorrere a sostenere il progetto in questione, già dotato di una significativa consistenza economica messa a disposizione dalla Diocesi, con un proprio contributo di importo pari a 500mila euro destinato in particolare a corrispondere alle necessità delle micro-imprese.
“La Fondazione – ricorda con l’occasioneil presidente Stefano Del Corso – si è adoperata a favore della comunità del territorio sin dalle prime fasi della crisi sanitaria scoppiata ad inizio anno e, pur nelle difficoltà di reperire risorse economiche, ha confermato per il prossimo triennio sostanzialmente lo stesso livello erogativo ordinario degli ultimi anni, a favore dei propri settori di intervento istituzionale. Inoltre, è stato anche varato un programma di interventi straordinari, rendendo a tal fine disponibili risorse aggiuntive, diretto a sostenere progetti durevoli immediatamente attivabili in ognuno dei predetti settori. Tra questi progetti rientra il fondo a sostegno delle categorie sociali deboli, attingendo al quale, per un ingente importo, contribuiamo oggi al progetto “Vivere” di Caritas”.
“Fin dai primi mesi dell’emergenza abbiamo moltissimo sui bisogni più stringenti e immediati, ma ci siamo subito resi conto che le conseguenze della crisi si sarebbero protratte nel lungo periodo e che dunque vi era la necessità di prevedere anche strumenti che potessero aiutare le famiglie e le piccole imprese più colpite anche con una prospettiva più duratura – ha aggiunto l’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto -: così abbiamo pensato al Fondo Vivere per aiutare, in modo mirato, tutti quei soggetti che fanno fatica o proprio non riescono ad accedere al credito bancario. In tal senso l’importantissimo contributo arrivato dalla Fondazione Pisa è un segno provvidenziale che testimonia come sulle buone idee costruite a partire dal lavoro quotidiano accanto a chi fa più fatica, sia possibile convogliare una solidarietà più ampia e diffusa”.
Gli strumenti di natura economico-finanziaria saranno preceduti e affiancati da un lavoro di ascolto e accompagnamento degli operatori e volontari Caritas finalizzato ad accompagnare i nuclei familiari nella redazione e nel monitoraggio del bilancio familiare ma anche nel sostenere percorsi di inserimento lavorativo attraverso la realizzazione di corsi formazione professionalizzanti, stage e borse lavoro.
Per richiedere l’attivazione del Fondo “Vivere” è necessario rivolgersi al Centro d’Ascolto della Caritas o della Misericordia presente nel territorio di riferimento.
La gestione di tutto il progetto, invece, è affidata a una cabina di regia composta dal direttore della Caritas diocesana, dal responsabile dello Sportello Microcredito e da due operatori di quest’ultimo a cui è affidato il compito di monitorarne l’andamento ma anche di supportare la ricerca di ulteriore fondi, sviluppare i percorsi di riattivazione lavorativa e coordinare il lavoro dei centri d’ascolto territoriali. Le richieste saranno valutate da una Commissione ad hoc composta oltre che dal responsabile dello sportello Microcredito, anche da un’equipe di esperti in grado di valutare le singole esigenze e quindi di assicurare l’efficacia delle decisioni operative da assumere.