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Da oggi sono chiusi in Toscana 22.500 ristoranti, pizzerie e bar e 3.200 agriturismi che effettuano attività di ristorazione e degustazione, con una perdita di fatturato mensile di almeno 700 milioni di euro ed un drammatico effetto a valanga sull’intera filiera per il mancato acquisto di alimenti e vino.
Solo a Pisa e in provincia sono 536 le aziende agrituristiche che svolgono attività fra alloggio (510), ristorazione (177), degustazione (151) e attività connesse (261). È quanto emerge da una analisi di Coldiretti Toscana, in occasione dell’entrata in vigore dell’Ordinanza del Ministero della Salute che ha inserito la Toscana in zona rossa, classificata come regione ad alto rischio.
«È un duro colpo inferto a ristoranti, bar e pizzerie e ai nostri agriturismi che nel periodo del lungo lockdown da marzo a maggio sono già stati al collasso per la chiusura della strutture, con un drammatico effetto a valanga sull’intera filiera agroalimentare. Si prospetta un buco da 200 milioni di euro per gli agriturismi toscani stretti fra lo stop della zona rossa ma anche per il crollo del turismo che rischia di compromettere il Natale», denuncia Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana.
In zona rossa – continua Coldiretti Toscana – è consentita la sola consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze dei locali.
Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione – continua Coldiretti Toscana – si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. «Le limitazioni alle attività di impresa devono dunque prevedere un adeguato sostegno economico e iniezioni di liquidità lungo tutta la filiera – insiste il presidente Filippi – e interventi a fondo perduto per salvare gli agriturismi, un esempio straordinario del turismo rurale ed enogastronomico».
Il Bonus di Filiera Italia
In questo contesto è importante il via libera alle domande per il bonus di filiera Italia per l’acquisto di prodotti Made in Italy a sostegno della ristorazione, attraverso il Portale della ristorazione www.portaleristorazione.it dal 15 al 28 novembre 2020 o presso gli sportelli degli uffici postali dal 16 al 28 novembre 2020 negli orari di sportello.
Del bonus – spiega la Coldiretti – potranno beneficiare non solo i ristoranti, le mense e chi svolge attività di catering su base continuativa (ossia coloro che forniscono pasti presso ospedali, scuole, industrie), ma anche gli agriturismi, le attività di catering e banqueting per eventi e gli alberghi che somministrano cibo.
Al Fondo per la filiera della ristorazione per il 2020 – sottolinea la Coldiretti – sono stati stanziati 600 milioni finalizzati alla erogazione di un contributo a fondo perduto per l’acquisto, effettuato dopo il 14 agosto 2020, di prodotti di filiere agricole e alimentari, inclusi quelli vitivinicoli, anche DOP e IGP, valorizzando la materia prima di territorio anche attraverso l’acquisto di prodotti in vendita diretta dalle aziende agricole. Il beneficiario – continua la Coldiretti – è tenuto ad acquistare almeno tre differenti tipologie di prodotti agricoli e alimentari e il prodotto principale non può superare il 50% della spesa totale sostenuta, mentre il contributo non può mai essere superiore all’ammontare complessivo degli acquisti; che dovranno essere fra i 1.000 e i 10.000 euro (esclusa IVA).