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La violenza di genere come fenomeno trasversale e subdolo, troppo diffuso
ma ancora poco conosciuto. Da svelare, ma soprattutto da prevenire
attraverso una vera cultura della parità e del rispetto tra i generi, con
azioni mirate all’emancipazione economica femminile, strumento necessario
per liberare le donne da una condizione di subalternità. Le due assessore
regionali alle pari opportunità ed alle politiche sociali, Alessandra
Nardini e Serena Spinelli, in occasione della presentazione streaming del
XII Rapporto sulla violenza di genere in Toscana, hanno ribadito la
volontà della Regione di portare avanti ed incrementare politiche e
progetti per il contrasto alla violenza di genere ed agli stereotipi
culturali che la alimentano.
Il rapporto è stato redatto dall’Osservatorio sociale regionale. Fotografa
i dati relativi al 2019, ma contiene anche un focus straordinario sul
lockdown, periodo durante il quale il numero dei contatti dei centri
antiviolenza è aumentato, ma sono diminuite le denunce, che è stato
vissuto con terrore dalle vittime che convivono con il ‘maltrattante’, ma
che si è rivelato anche strumento di protezione per chi subisce stalking o
non è convivente con chi esercita violenza.
“Il Rapporto presentato oggi – ha spiegato l’assessora Spinelli aprendo i
lavori – è uno strumento prezioso perché monitorare la violenza di genere
è ancora oggi un compito difficile, dato che si tratta di un fenomeno
ampiamente sommerso e per la tendenza al silenzio, ma anche per la
difficoltà nella raccolta e nell’omogeneizzazione dei dati. Conoscere il
fenomeno è essenziale per far emergere la violenza dall’invisibilità e
strutturare modalità di intervento che mirino a raccogliere
tempestivamente le richieste di aiuto, a proteggere le vittime e a
intervenire nei confronti degli autori delle violenze. Così come serve
continuare a lavorare per il cambiamento sociale, con una costante
attività di prevenzione, di educazione verso le giovani generazioni, di
lotta alle discriminazioni di genere, per contrastare la violenza alla
radice. Lottiamo per far emergere e contrastare la violenza fisica, la più
brutale, ma non dobbiamo trascurare la violenza psicologica, le molestie,
le discriminazioni subite sul lavoro e nella società, che sono striscianti
e diffuse. Dobbiamo lavorare ancora molto perché ogni donna possa
scegliere davvero liberamente la propria vita, il proprio ruolo nella
società, a seconda delle proprie aspirazioni e capacità. In Toscana si
può trovare assistenza e protezione nella Rete regionale del Codice Rosa,
nei servizi territoriali, nei centri antiviolenza e nelle case rifugio; la
nostra Regione ha una normativa ed un sistema di supporto contro la
violenza di genere tra i più evoluti e radicati in Italia e vogliamo
continuare su questa strada, rafforzare ulteriormente la nostra rete,
armonizzando gli strumenti, per integrare i diversi livelli di operatività
e le diverse azioni: sicurezza, accoglienza, prevenzione, educazione,
cultura. L’obiettivo è contrastare la violenza e fornire ogni strumento
possibile per uscirne, mettendo le donne e la loro libertà di scelta al
centro delle nostre azioni”.
“La violenza di genere continua ad essere un fenomeno trasversale ha detto
l’assessora Nardini concludendo la presentazione – che si insinua nella
società senza distinzioni di età, condizione sociale e culturale. Durante
il lockdown, in molti casi, la convivenza forzata ha portato all’acuirsi
delle situazioni di disagio e ringrazio la reti attive sui territori e le
operatrici dei centri antiviolenza per il prezioso lavoro che hanno portato
avanti. Tuttavia dobbiamo fare ancora di più, perché è dimostrato che le
richieste di aiuto aumentano parallelamente alla consapevolezza
dell’esistenza delle realtà a cui rivolgersi. Dunque dobbiamo continuare a
sviluppare il sistema dell’accoglienza e del supporto, ma lavorare molto
anche sul fronte dell’educazione e della prevenzione ed in particolare
intervenire per creare le condizioni affinché le donne possano uscire
dalla spirale della violenza, contrastando la dipendenza psicologica ed
economica in cui il maltrattante vorrebbe relegarle. Autonomia e
occupazione femminile sono fondamentali.”
“Dobbiamo poi intervenire in tutte le scuole di ordine e grado – ha
aggiunto l’assessora – portando avanti progetti educativi e culturali che
promuovano la parità tra i sessi e combattano le discriminazioni. Non è
un percorso banale quello verso l’abbattimento degli stereotipi di genere:
fa emergere paure, diffidenze, pregiudizi. Si tratta, però, di un lavoro
fondamentale per crescere giovani donne e giovani uomini consapevoli di
avere uguali diritti e rispettosi l’un l’altra. A questo scopo credo sia
importante dare nuovo impulso alla legge regionale n. 16/2009 sulla
cittadinanza di genere. Come ho accennato precedentemente, per sconfiggere
le discriminazioni è fondamentale affrontare anche il tema anche sul
fronte economico e portare avanti percorsi mirati di empowerment femminile,
di inserimento o di re-inserimento lavorativo, per liberare molte donne dal
giogo del ricatto economico”.
“Dobbiamo poi facilitare la conciliazione tra tempi di vita e lavoro
attraverso politiche più attente di welfare e un adeguamento dei servizi,
per mettere le donne in condizione di non dover rinunciare a lavorare, a
realizzarsi e magari arrivare a ricoprire incarichi importanti e ruoli
apicali”, ha concluso l’assessora. “Ancora oggi, purtroppo la il lavoro di
cura ricade quasi esclusivamente sulle donne, mentre serve anche qua un
grande cambiamento culturale: occorre promuovere una vera equa
distribuzione dei compiti tra uomo e donna. Parallelamente è necessario
promuovere lo studio delle materie scientifiche tra le ragazze, affinché
si smetta di pensare che le donne possano occuparsi solo di alcuni temi e
lavorare solo in alcuni settori, magari i meno qualificati e peggio
retribuiti. Il cammino da fare è tanto e credo che la parola chiave sia
cultura, continuiamo a lavorare, in maniera integrata, su questa strada”.
Sul tema della violenza di genere è intervenuto anche il presidente della
Regione Toscana Eugenio Giani, che ha ricordato come la violenza contro le
done debba essere affrontata con estrema urgenza: “Siamo davanti ad un
fenomeno in crescita – ha detto – un fenomeno mondiale ma che anche da noi
spaventa, con la media di un femminicidio al mese. La fragilità e le
brutalità della società di oggi porta troppi uomini a reagire con
violenza, quindi occorre una grandissima opera di sensibilizzazione
partendo dalle scuole e dai giovani, per diffondere una cultura che
contasti la violenza a 360°. Il 25 novembre è una ricorrenza importante
perchè riporta questo tema l’attenzione globale, ma questa giornata deve
essere solo il primo passo, seguito da azioni incisive e mirate per
affrontare concretamente la questione ed invertire la tendenza”.