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Avrebbe dovuto celebrare, in un’ampia serie di quadri, la bellezza di un territorio caro a chi è nato qui, ma anche ai molti che sono venuti a viverci per lavoro o per studio. Un progetto della pittrice Alessandra Parravicini, che da anni lavora a Pisa ritraendone gli scorci e i paesaggi.
A causa delle restrizioni legate alla pandemia la mostra è stata rimandata, ma ne è stata elaborata una versione virtuale, per dare modo a tutti di vedere il frutto di mesi di lavoro, condensato in una serie di “ritratti” di Pisa e delle Terre che la circondano.
La mostra vuole donare uno sguardo sulla bellezza di alcuni scorci della città, di alcuni dei suoi luoghi caratteristici, come il parco di S.Rossore, e il Monte Pisano, ritratto subito dopo l’incendio che lo ha devastato nel settembre 2018, fino ad arrivare al mare e al famosissimo paesaggio di Boccadarno, con i sui retoni.
Gli ultimi quadri dell’esposizione mostrano il tempo che trascorre sulle ferite del monte, e la natura che cerca di rinnovarsi e avere la meglio sulla cenere.
“Tutti questi “ritratti” – spiega Alessandra Parravicini – sono stati eseguiti dal vero, andando per le strade, passando accanto agli alberi bruciati, cercando uno scorcio e lavorando sodo per “catturarlo”. Ciascuno di loro è il risultato di una storia, di un sentimento, di un percorso. La poetica che sottende a tutti però è che il sentimento inconfondibile che proviamo di fronte al vero e al bello è qualcosa che il pittore ha il compito, quasi morale, di rendere evidente con mezzi espressivi che siano subito leggibili da tutti, senza mediazioni e senza intellettualismi”.
I paesaggi illustrano un percorso pittorico personale, ma che affonda le sue radici nel movimento dei pittori moderni della realtà, fondato da Annigoni, De Chirico, Scilitan e i fratelli Bueno nel 1947, e proseguito poi da diversi pittori toscani, tra cui spicca a Pisa Enrico Fornaini, con cui Alessandra Parravicini ha studiato “a bottega”.
“Un incontro per me fondamentale quello con il maestro Fornaini, che non smetterò mai di ringraziare per tutto quello che mi ha insegnato e trasmesso, a cominciare da un forte senso etico connesso al lavoro dell’artista, assieme all’imprescindibilità del lavoro “dal vero”, l’unico modo per cogliere la “grammatica della natura”, e darle quella materialità e concretezza che costituiscono gli elementi fondamentali di questo tipo di pittura, e consentono di “sentire” il paesaggio in modo reale.
A differenza dell’arte astratta, il figurativo della scuola Annigoniana esprime il concetto attraverso un’esperienza realistica e sensoriale, tramite un lavoro costante sulla qualità di figura e colori. Una pittura che richiede un lavoro “manuale”, quasi artigianale, per avvicinarsi, attraverso stadi successivi, all’intenzione espressiva del quadro stesso e per donare allo spettatore nuovi occhi con cui guardare la realtà”.