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Parlare di sciopero fiscale è legittimo come di ogni altro sciopero, e l’unica cosa che ci stupisce è la sorpresa della Cgil. A replicare al sindacato è Federica Grassini, presidente di Confcommercio Provincia di Pisa: “E’ paradossale che il segretario provinciale della CGIL definisca eversivo lo strumento dello sciopero che hanno inventato loro. E adesso, se per una volta nella vita anche gli imprenditori, gli autonomi e le partite Iva, senza nessun futuro davanti e stremati da decisioni governative inaccettabili, scelgono di esercitare il loro sacrosanto diritto costituzionale, questo diventa una roboante secessione fiscale. Segretario Fuso non scherziamo, ma qui siamo su balle spaziali!”
“Nessuno può vantare il monopolio nell’uso di uno strumento che la Costituzione della Repubblica Italiana considera legittimo e sancisce in modo inderogabile agli articoli 39 e 40” – aggiunge la presidente di Confcommercio “ e davvero, siamo profondamente stupiti che a mettere in discussione una legittima manifestazione di dissenso e di protesta sia proprio una organizzazione sindacale come la Cgil. Al contrario, ci saremmo aspettati solidarietà e sostegno da parte dei sindacati, primo perché piuttosto che non pagare i nostri dipendenti e collaboratori scegliamo di non pagare le tasse, e secondo perché se chiudono le piccole e medie imprese del terziario, si perderanno migliaia e migliaia di posti di lavoro. Se questo è vero come è vero, cosa pensa la Cgil, che la miriade di piccole e medie imprese chiuse per volontà governativa continueranno lo stesso ad alimentare uno Stato rapace ed inefficiente, che non paga i propri debiti verso le aziende, oppure a sostenere una fiscalità iniqua e disomogenea, che fa pagare tantissimo al piccolo e nulla al grande, come il caso delle multinazionali del digitale che fanno in Italia profitti mostruosi e pagano, se pagano, spiccioli di tasse?”.
“A rompere il patto costitutivo della convivenza civile non sono certo gli imprenditori, i commercianti, gli autonomi, i loro dipendenti e collaboratori, che per non morire scelgono questa forma di protesta estrema ma pacifica, ma piuttosto uno Stato e un Governo che al contrario di quanto recita lo Statuto del Contribuente, improntano i propri rapporti con imprese e cittadini al principio di sudditanza, di sospetto e di colpevolezza preventiva. E se il sindacato vuol additare qualcuno che la spara davvero grossa, si rivolga direttamente a Palazzo Chigi, che da un anno a questa parte non fa altro che sparare bazooka virtuali di miliardi di euro, mentre ancora oggi qualcuno non ha ricevuto i soldi della cassa integrazione. A questo gioco al massacro noi non possiamo più starci. E con noi, tutti coloro che hanno seriamente a cuore la sorte e la sopravvivenza di migliaia di imprese e lavoratori” – conclude la sua risposta la presidente Grassini.