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A vent’anni dalla risoluzione Onu 1325 su “Donne, Pace e Sicurezza”, continua e affronta nuove sfide il processo che ha portato al riconoscimento del profilo distinto delle donne rispetto a violenza, conflitti e guerra. Mercoledì 4 novembre, con inizio alle ore 11.00, il gruppo di ricerca Eris (Emerging research in international security) dell’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa,in collaborazione con Agency for Peacebuilding, presenta i risultati del progetto di ricerca “Enhancing Women’s Participation in Peace and Security (Wepps)”, finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. L’incontro, dal titolo “Celebrating 20 years of UNSCR 1325: Past, present and future of the Women, Peace and Security Agenda” ha forma di dibattito online ed è arricchito da rilevanti interventi da parte di alcune delle voci che si sono distinte in questi anni sul tema “Donne, Pace e Sicurezza”, come Soumita Basu,South Asian University di New Delhi, e Sanam Naraghi-Anderlini,direttrice del Center for Women, Peace and Security della London School of Economics and Political Science di Londra.
La risoluzione 1325, approvata all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu il 31 ottobre 2000, è la prima che menziona in modo esplicito l’impatto della guerra sulle donne e il loro contributo nella risoluzione dei conflitti per una pace durevole, focalizzando l’attenzione su quattro assi d’intervento: partecipazione; prevenzione; protezione; soccorso e recupero.
Francesco Strazzari, docente di Relazioni internazionali all’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e coordinatore scientifico del progetto Wepps, dichiara: “Abbiamo studiato le difficoltà e le opportunità nell’ implementazione dell’Agenda ‘Donne, Pace e Sicurezza’ nei Paesi del vicinato europeo, in particolare in Nord Africa e nei Balcani, ingaggiando rappresentanti delle istituzioni e della società civile locali in un percorso di dialogo e formazione. Nel momento in cui, a livello internazionale, alcune potenze segnalano di volersi sfilare dal forte consenso che ha gettato le basi per un diverso protagonismo della soggettività femminile, ci sembra imperativo confermare invece la validità di questo percorso identificandone le potenzialità e le fragilità, a partire dal contributo italiano”.
Celina Del Felice, senior advisor di Agency for Peacebuilding, spiega: “La risoluzione 1325 non ha soltanto contribuito ad aumentare la partecipazione delle donne e ad integrare una prospettiva di genere nei processi di pace, ma ha anche mostrato quanto è fondamentale assicurare che questi processi siano veramente e profondamente inclusivi”. La risoluzione ha aperto nuovi dibattiti, coinvolto tanti attori, ed ispirato altri movimenti civili, tra cui quello per la partecipazione dei giovani. “Ma c’è ancora molta strada da percorrere. Si pensi – aggiunge Celina Del Felice – che le donne sono ancora escluse di frequente dai tavoli dei negoziati di pace. Ad esempio, soltanto il 3 per cento dei mediatori nei negoziati di pace svoltisi tra il 1998 e il 2018 erano donne” afferma Del Felice.
Proprio le donne sono le protagoniste della giornata di mercoledì 4 novembre, aperta da Anna Loretoni, preside della Classe di scienze sociali della Scuola Superiore Sant’Anna. Nel primo panel (moderato da Laura Berlingozzi, Scuola Superiore Sant’Anna), al discorso inaugurale di Soumita Basu seguono gli interventi di Maja Bova (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale), Laura Davis (European Peacebuilding Liaison Office, Brussels), Francesco Strazzari (Scuola Superiore Sant’Anna). Nel secondo panel (moderato da Elisa Piras, Scuola Superiore Sant’Anna), al discorso di Sanam Naraghi-Anderlini, segue la presentazione del progetto Wepps, a cura di Clara della Valle (Scuola Superiore Sant’Anna) per la parte della ricerca, e di Bernardo Monzani (Agency for Peacebuilding) per le attività di dialogo e di formazione. Importanti le “Vvoices from the field”, ovvero le testimonianze di donne in prima linea nei paesi target del progetto Wepps: Kika Babic-Svetlin (Bosnia-Erzegovina); Fatima Outaleb (Marocco); Boutheina Hammami ( Tunisia), Majilinda Behrami (Kosovo).